Addio ai voucher dal 2018. È quanto ha deciso la Commissione Lavoro della Camera che, dopo giorni e giorni di discussioni, ha approvato l’eliminazione totale dei buoni lavoro che permettevano alle aziende di reclutare in maniera legale forza lavoro senza stipulare un contratto, così come previsto dal lavoro accessorio.
Aboliti i voucher: si potranno utilizzare fino al 31 dicembre 2017
Tutte le imprese che vorranno utilizzare i voucher già acquistati potranno farlo fino al 31 dicembre 2017, quando finirà il periodo transitorio e si passerà al nuovo corso. E per chi volesse ancora acquistarli? Qui scatta la corsa contro il tempo perché il decreto legge che arriverà il 17 marzo in Consiglio dei Ministri prevede lo stop immediato all’acquisto dei voucher.
Probabilmente proprio il 17 marzo è l’ultimo giorno perché da quando avverrà la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – che si presume sia il giorno successivo ossia il 18 marzo – lo stop all’acquisto sarà immediato ed effettivo quindi addio voucher.
Stop al referendum
La Commissione Lavoro alla Camera, votando a favore dell’emendamento che abroga gli articoli 48, 49 e 50 del Jobs Act (quelli appunto dedicati al lavoro accessorio su: definizione e campo di applicazione, disciplina e coordinamento informativo ai fini previdenziali), ha di fatto compiuto la scelta più drastica ed evitato il referendum che era stato proposto dalla CGIL e che in un primo momento si era deciso avrebbe dovuto essere il 28 maggio. Un referendum abrogativo per far decidere agli Italiani se tenere o meno i voucher.
La decisione della Commissione Lavoro inoltre ha spazzato via il DDL con testo unificato sui buoni per il lavoro che era stato approvato venerdì 10 marzo, che aveva introdotto delle modifiche sostanziali.
Addio ai voucher dopo una settimana di consultazioni
Il DDL con il testo unificato che è stato all’esame della Commissione Lavoro della Camera a partire dal 14 marzo, aveva infatti proposto due tipi di voucher, anzi un voucher doppio: uno per le imprese da 15 euro e uno per le famiglie da 10 euro.
Era stato proposto inoltre di usare i voucher solo per piccoli lavori domestici a carattere straordinario (baby sitter e badanti), ripetizioni, piccoli lavori di giardinaggio, pulizia e manutenzione, manifestazioni no profit, lavori di emergenza (per calamità o eventi naturali improvvisi) e solidarietà. Gli imprenditori avrebbero potuto usarlo solo per attività puramente occasionali e se non avevano altri dipendenti.
Inoltre era stato proposto un tetto un tetto massimo di 2 mila euro a lavoratore con la possibilità di utilizzare più persone fino a raggiungere la quota massima di 5.000 euro per le famiglie e 3.000 euro per le imprese.
Le proposte poi non erano finite qui: Tito Boeri, presidente dell’INPS, aveva auspicato l’uso dei voucher solo da parte delle famiglie avanzando così una riduzione drastica. Alla fine ha prevalso la scelta legislativa e con gli emendamenti al Jobs Act, si è arrivata alla decisione di abrogarli.
Cosa ne pensano le imprese e i sindacati?
E cosa ne pensano le imprese? Stando a quanto detto da Mario Resca, presidente di Confimprese:
“Il Governo li ha sacrificati alla lotta politica senza pensare ai lavoratori e mettendo in grave difficoltà le aziende, che da sempre li utilizzano solo in contesti occasionali. Con i problemi che abbiamo di burocrazia, lentezza, evasione fiscale l’eliminazione dei voucher è l’ennesimo passo indietro che il nostro Paese compie. I voucher hanno permesso negli ultimi anni di crisi a molte famiglie di incrementare il proprio reddito in modo trasparente e se, come sostengono i sindacati, rappresentano l’ultimo gradino prima della precarietà, la loro eliminazione comporterà il ritorno al nero”
E i sindacati? Ovviamente soddisfatta la CGIL che ne aveva proposto l’eliminazione tramite il referendum, la segretaria della CISL Annamaria Furlan invece ne ha ricordato l’abuso ma non ha denigrato del tutto i buoni lavoro:
“Il sistema dei voucher va cambiato, non abolito, si è abusato dei buoni lavoro, devono essere tolti dall’industria, dall’edilizia e dall’agricoltura, ma sono un modo per fare emergere il lavoro nero nei servizi alla famiglia. Credo che si debba tornare alla Legge Biagi”
Voucher: cosa succederà nel 2018?
Se l’iter per l’abrogazione è stato piuttosto accelerato – d’altra parte si è cercato di evitare il referendum e un eventuale fallimento come è stato quello sulle trivelle – quanto al “dopo voucher” non ci sono particolari indicazioni.
L’idea è di far passare questo periodo di trambusto e andare alla ricerca di un’alternativa, visto che i voucher sono nati proprio per evitare il ricorso al lavoro nero da parte delle imprese di tutte le dimensioni. Il capogruppo del Pd Ettore Rosato ha dichiarato:
“In questo lasso di tempo lavoriamo per nuove norme che mettano uno strumento a disposizione delle famiglie per pagare ciò che oggi si paga con i voucher e delle imprese per accedere in modo più semplice al mercato del lavoro”.
Stando a quanto precisato, verrà fatto insieme ai sindacati per evitare l’abuso che c’è stato fino a questo momento.
Voucher: come funzionano adesso?
Al momento e fino al 31 dicembre, i voucher sono destinati a:
- disoccupati e inoccupati in quanto tali prestazioni non incidono (per fortuna) sull’indennità;
- lavoratori domestici: colf e badanti così come dogsitter e baby sitter sono tra le figure più retribuite con questa modalità;
- pensionati: indipendentemente dal tipo di pensione;
- chi è in cassaintegrazione o sta percependo l’Aspi, miniASPI o Naspi. Con un limite: reddito massimo di 3 mila euro all’anno. Visto che i voucher, come abbiamo detto, valgono ai fini contributivi se, per esempio, percepite indennità di mobilità e anche i voucher, l‘INPS deduce dalla contribuzione derivante dall’indennità gli accrediti contributivi che vengono dalle prestazioni di lavoro accessorio.
- extracomunitari
- studenti: come accennato per l’agricoltura, purché questa tipologia di lavoro non vada in conflitto con gli obblighi scolastici;
- lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato e indeterminato part time o full time purché il lavoro accessorio non sia offerto dal datore di lavoro di cui si è dipendenti.
- possessori di partita IVA purché con regime dei minimi.
Per maggiori informazioni sui voucher allo stato attuale ti rimandiamo al nostro articolo.
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