Forse non lo sai, ma oltre ai contributi che ti versa o ha versato il tuo datore di lavoro (o i tuoi datori se svolgi o hai svolto più di una attività), esistono i cosiddetti contributi volontari. Come puoi intuire dalla parola stessa, sono un’integrazione a cui provvedi personalmente per raggiungere prima il diritto alla pensione e/o aumentare l’importo dell’assegno.
Attenzione: non stiamo parlando dei fondi pensione, ma di una possibilità riconosciuta dal nostro ordine previdenziale che fa sì che un lavoratore, sia mentre sta lavorando che quando ha concluso la sua attività lavorativa o magari l’ha interrotta, possa appunto pagare di tasca propria dei contributi. Ma vediamo meglio nel dettaglio come funzionano, come fare domanda, chi può richiederli, in quante soluzioni possono essere versati e se in effetti sono vantaggiosi.
Pagarsi i contributi da soli: cosa sono i contributi volontari
I contributi volontari sono stati introdotti per la prima volta in Italia con la Legge 47/1983, art.1 che ha chiarito, recependo, l’articolo 37 del regio decreto-legge 4 ottobre 1935, numero 1827, e successive modificazioni ed integrazioni, quali fossero i requisiti per la cosiddetta “assicurazione volontaria”. È stato poi il decreto legislativo 184/1997 a estendere la possibilità dei contributi volontari anche agli iscritti ai fondi sostitutivi ed esclusivi dell’assicurazione obbligatoria (come per esempio il pubblico impiego) e a chi è iscritto alla Gestione Separata. Infatti, prima di questo decreto, potevano versare i contributi volontari solo i lavoratori dipendenti e gli iscritti alle gestione speciale dei lavoratori autonomi degli Artigiani, dei commercianti e degli agricoli autonomi.
Oggi quindi possono chiedere l’autorizzazione a versare i contributi volontari all’INPS:
- dipendenti e parasubordinati (ossia coloro che hanno lavorato con contratto a progetto o lavorano con contratto di collaborazione) purché non iscritti all’INPS o altre forme di Previdenza;
- lavoratori autonomi;
- chi percepisce assegni di invalidità o di pensione indiretta (ai superstiti o reversibilità);
- i lavoratori iscritti alla Gestione Separata.
Possono versare i contributi volontari anche:
- i coltivatori diretti, mezzadri e coloni autorizzati nell’Assicurazione generale obbligatoria precedente al 19 febbraio 1983;
- gli artigiani e i commercianti autorizzati nell’Assicurazione generale obbligatoria con decorrenza anteriore all’1 marzo 1983;
- i liberi professionisti autorizzati nell’Assicurazione generale obbligatoria con decorrenza anteriore al 19 febbraio 1983.
Per chi non è iscritto all’INPS
Mentre chi è iscritto ad altre casse che non siano l’Inps, vedi Inpgi per giornalisti o per esempio Enpals, cassa dei musicisti e lavoratori dello spettacolo o ancora Enasarco, per gli agenti di commercio – per fare giusto qualche esempio – sono sempre previsti dei contributi volontari, ma per modalità e dettagli, conviene che si informi presso i loro uffici o sui loro siti.
A cosa servono i contributi volontari
Come abbiamo detto i fini dei contributi volontari sono essenzialmente due:
- perfezionare i requisiti per ottenere il diritto ad andare in pensione (e magari farlo un po’ prima di quanto previsto);
- incrementare l’assegno di pensione qualora si siano già ottenuti i requisiti.
Quanto al primo caso, è importante dire che per i lavoratori che sono nel sistema contributivo puro, cioè che non hanno ottenuto l’anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 1995, il versamento dei volontari non può essere utilizzato per il perfezionamento della pensione anticipata ai sensi dell’articolo 1, comma 7 della legge 335/1995.
Più in dettaglio, i contributi volontari sono utili per coprire determinati periodi di vita lavorativa ossia:
- quando è stata interrotta l’attività lavorativa dipendente o autonoma e questo vale anche per i parasubordinati quindi per quei periodi in cui si è chiusa una collaborazione e non se n’è ancora iniziata un’altra e così via;
- durante l’aspettativa non retribuita che può essere chiesta per esempio per motivi di formazione o per documentati motivi familiari;
- sciopero o interruzione del rapporto lavorativo con conservazione del posto per il servizio militare;
- permessi per allattamento;
- durante i contratti part time (orizzontali o verticali, è indifferente).
Contributi volontari per la pensione: i requisiti
Chiarito cosa sono e a cosa servono, ecco quali sono i requisiti per chiedere di versare i contributi volontari:
- bisogna avere almeno già 5 anni di contributi versati (260 contributi settimanali o 60 contributi mensili) indipendentemente da quando sono stati versati e in che periodi
- bisogna avere almeno 3 anni di contributi nei 5 anni che precedono la data di presentazione della domanda (questo requisito, nel dettaglio, si perfeziona se sussistono 36 contributi mensili per gli autonomi, 279 giornalieri per i lavoratori agricoli, 186 giornalieri per le lavoratrici)
Per fare la richiesta, bisogna dunque essere in possesso di entrambi i requisiti, ma attenzione: per “contributi versati” si intendono sia quelli obbligatori che quelli riscattati o figurativi che, a differenza di quelli volontari, sono contributi gratuiti che vengono o richiesti dal lavoratore o assegnati dall’INPS in determinati periodi non “coperti”. Il rilascio dell’autorizzazione ai versamenti volontari, bada bene, è però subordinato al fatto che tu abbia cessato il tuo rapporto di lavoro o che lo abbia interrotto.
Tale autorizzazione a poter versare i contributi volontari, una volta ottenuta, non decade mai e anche se tu interrompi il versamento dei contributi volontari, puoi riprenderlo in qualsiasi momento senza effettuare un’ulteriore domanda.
Sei interessato ai contributi volontari ma stai lavorando? Puoi pensarci lo stesso anche tu ma puoi ottenere l’autorizzazione solo in determinati casi. Ti verrà infatti concessa se:
- c’è stata una sospensione dal lavoro anche per periodi brevi se sono assimilabili all’interruzione o cessazione del lavoro (come ad esempio l’aspettativa per motivi di famiglia);
- c’è stata una sospensione o interruzione del rapporto di lavoro previsti da norme di legge o disposizioni contrattuali successive al 31 dicembre 1996 (congedi per formazione, congedi per gravi e documentati motivi familiari, aspettativa non retribuita per motivi privati o malattia, sciopero, interruzione del rapporto di lavoro con conservazione del posto per servizio militare, ecc.) in alternativa alla possibilità di riscatto come previsto dall’articolo 5 del decreto legislativo n. 564 del 8 settembre 1996;
- se appunto hai svolto attività svolta con contratto di lavoro part-time se effettuato a copertura o a integrazione dei periodi di attività lavorativa svolta a orario ridotto;
- se c’è integrazione dei versamenti per attività lavorativa svolta nel settore agricolo con iscrizione per meno di 270 giornate complessive di contribuzione effettiva e figurativa nel corso dell’anno.
Contributi volontari: quanto costano
Difficile fare il calcolo perché ovviamente non si tratta di un importo fisso, ma dipende sempre dai contributi che hai versato fino al momento in cui farai richiesta. Il calcolo comunque effettuato dall’INPS si basa in linea di massima su questi 3 principi che variano, poi, a seconda del lavoratore:
- Lavoratori dipendenti: l’importo del contributo è su base settimanale, calcolato in ragione delle ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria (anche se “spalmate” su più anni);
- Lavoratori autonomi (artigiani e commercianti): l’importo è su base mensile, viene dunque determinato sulla media dei redditi da impresa denunciati ai fini Irpef negli ultimi 36 mesi di contribuzione precedenti la data della domanda;
- Coltivatori diretti: importo del contributo è sempre su base settimanale e determinato dalla media dei redditi degli ultimi tre anni di lavoro e non può comunque essere inferiore a quello previsto per i lavoratori dipendenti.
Un esempio? Mettiamo che tu sia un dipendente e che abbia ottenuto l’autorizzazione a fine 2016 per potere versare i contributi volontari. In tal caso per fare il calcolo devi considerare l’aliquota per il 2016 che è pari al 32,87%. Per calcolare l’importo da versare ogni settimana all’INPS devi individuare la retribuzione settimanale dell’ultimo anno di lavoro (immaginiamo sia di 346 euro, pari a 1500 euro lorde al mese) e moltiplicare tale importo per il 32,87%. Il versamento sarà dunque pari a 114 euro per ogni settimana di contribuzione. Questo poi deve essere confrontato con il minimo di retribuzione settimanale su cui vengono commisurati i versamenti volontari. Per i lavoratori dipendenti, nel 2016 il minimo è di 200,76 euro. La retribuzione su cui si calcola il contributo volontario deve essere annualmente rivalutata poi sulla base dell’andamento del tasso di inflazione (articolo 7, comma 5 del Dgs 184/1997).
Questa è solo una indicazione per farti capire che comunque i contributi volontari hanno un costo tutt’altro che indifferente, ma per avere maggiori dettagli sulla tua situazione, ti conviene chiedere chiarimenti al momento in cui presenterai la domanda.
Come versare i contributi volontari: la domanda
La domanda va effettuata all’INPS o altro ente di riferimento. Si può fare in 3 modi:
- attraverso il sito dell’istituto purché si sia in possesso del PIN;
- attraverso il Contact Center Multimediale Inps, chiamando il numero 803.164 gratuito da rete fissa o, a pagamento, il numero 06164164 da cellulare;
- attraverso i patronati e tutti gli intermediari dell’Istituto, usufruendo dei loro servizi telematici.
Contributi volontari casalinghe
Una menzione a parte meritano le casalinghe che, visto il loro lavoro, hanno una contribuzione volontaria diversa dalle categorie di cui abbiamo parlato finora.
Infatti, chi non è assunto presso un’azienda o non fa il libero professionista, ma si dedica alla cura della casa, può iscriversi al Fondo per le Casalinghe, istituito nel 1997.
Possono iscriversi sia donne che uomini con età tra i 15 e i 65 anni che lavorano in famiglia, purché il lavoro non sia retribuito e sia non subordinato, che non hanno pensione diretta, che appunto non fanno altri lavori. L’importo da versare è libero, ecco perché erroneamente si parla di contributi volontari anche per le casalinghe, ma è cosa diversa da quello di cui abbiamo parlato. In questo caso, sono le casalinghe e i casalinghi stessi a decidere quanto versare, per avere comunque almeno un mese di contribuzione è necessario che la casalinga o casalingo versi almeno 25,82 euro al mese per un totale di 310 euro annui. Di conseguenza, se si versano meno di 100 euro, l’Inps potrà riconoscere solo 3 mesi di contributi.
Come detrarre i contributi volontari
Tra i vantaggi dei contributi volontari c’è il fatto che sono deducibili e visto il periodo di dichiarazione dei redditi, questo è un particolare tutt’altro che trascurabile. Come si possono dedurre? Se si presenta il modello 730 si può indicare nel rigo “Contributi previdenziali e assistenziali” l’importo dei contributi assistenziali obbligatori e anche di quelli volontari così come il riscatto degli anni di laurea. La deduzione spetta anche se per oneri sostenuti per familiari a carico.
Contributi volontari: sono convenienti?
Difficile rispondere a questa domanda. Come abbiamo visto, ci sono dei vantaggi nel versarli come l’arrivare prima a ottenere i requisiti per la pensione e poter magari modificare l’importo dell’assegno, vero è che per i contributi volontari si tratta di un importo tutt’altro che indifferente quindi vuol dire mettere di tasca propria parecchi soldi.
Prima di prendere una decisione, dunque valuta la tua situazione con un Patronato o con un consulente e cerca di capire se non ti conviene magari pensare a una soluzione alternativa per intervenire sulla tua pensione. Specie se stai ancora lavorando.
Luigi
Buonasera, a dicembre 2018 interrompo l’attività lavorativa sono un artigiano, per raggiungere la pensione anticipata,43 anni e 3 mesi, a dicembre mi mancherebbero circa 15 mesi.
Se verso i 15 mesi di contributi volontari, la pensione la comincio a percepire subito dopo aver pagato i contributi, oppure devo aspettare i 15 mesi?
Grazie molto. Luigi
SALVATORE RICCO
BUON GIORNO SONO UN EX POSTE INCENTIVATO ALL’USCITA DA AZIENDA NEL DIC 2015 CON 40 ANNI DI CONTRIBUTI STO PAGANDO I CONTRIBUTI VOLONTARI PER ARRIVARE AI 42 E 10 MESI DOVREI ANDARE IN PENSIONE IL 28-10-2018 PERO’ L’ULTIMO VERSAMENTO RELATIVO AD OTTOBRE 2018 DOVRO’ FARLO DAL 1 GENNAIO 2019 COSI’ LA PENSIONE SARA’ PAGATA FORSE IN MARZO 2019 . LA DOMANDA E ‘ QUESTA SE PAGO PRIMA QUESTO ULTIMO MESE IN OTTOBRE 2018 SI PUO’ ANTICIPARE I TEMPI DI PAGAMENTO DI DETTA PENSIONE.
GRAZIE
Maurizio Nardone
Buongiorno, come tanti sono arrivato all’età di 54 anni e dopo 30 di contributi mio malgrado non lavoro più. ora sto percependo la naspi e fra un anno e mezzo avrò versato 32 anni di contributi INPS. volendo versare i contributi volontari, e dato che negli ultimi anni ho percepito 21000 euro di stipendio anno, quanto devo versare e quando posso percepire una Pensione?
grazie Maurizio