Se si scrive Legge Fornero a cosa si pensa? Le prima parole che vengono in mente sono due: pensioni ed esodati. Parliamo quindi della riforma delle pensioni più discussa e criticata di sempre. Una riforma scritta da uno dei massimi esperti in materia che purtroppo ha mostrato il fianco ad una serie di errori di valutazione con gravi ricadute su alcune categorie di soggetti.
Legge Fornero: le pensioni
Nel gennaio 2013, è entrata in vigore la riforma delle pensioni formulata con la Legge 92/2012, meglio nota come Legge Fornero. Una legge che ha rivoluzionato il sistema italiano delle pensioni, andando purtroppo a peggiorare le condizioni di accesso al pensionamento e creando una situazione critica per i cosiddetti esodati.
Legge Fornero: cosa cambia
Vediamo dunque le principali novità di questa riforma:
- viene sancito il passaggio dal metodo retributivo al contributivo puro per il calcolo dell’ammontare degli assegni previdenziali, in sostanza la pensione si basa ormai su quanto versato negli anni e non sull’ammontare degli ultimi stipendi percepiti;
- scatta l’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici alla crescita delle speranze di vita, si applicano dunque dei criteri statistici e nel 2013 tutti, dipendenti ed autonomi, si ritrovano a dover lavorare 3 mesi in più per accedere alla pensione;
- vengono introdotti i nuovi coefficienti di calcolo della pensione, ciò comporta di fatto il dover lavorare un anno in più per poter ottenere il medesimo assegno di chi è andato in pensione nel 2012;
- abolita la pensione di anzianità, quella che si otteneva prima del compimento dell’età massima prevista dalla legge con almeno 35 anni di contributi; si va in pensione solo per vecchiaia, dunque una volta raggiunta l’età pensionabile prevista dalla legge, o in anticipata (possibile esclusivamente con un’anzianità contributiva di 42 anni e cinque mesi per gli uomini e di 41 anni e cinque mesi per le donne).
Legge Fornero: il testo in pdf
Quelli elencati nel paragrafo precedente, sono i punti principali della riforma delle pensioni introdotta con la Legge Fornero. Per un approfondimento, ecco il pdf con il testo di legge.
Legge Fornero: licenziamenti, il dramma degli esodati
Nelle pieghe della riforma sono finiti gli esodati. Un nutrito gruppo di persone finite in un limbo da incubo, senza lavoro e senza pensione in piena crisi economica.
Chi sono gli esodati? Si tratta di lavoratori che, mancando pochi anni alla pensione, hanno deciso di ritirarsi dal mondo del lavoro in cambio di una buonuscita, utile ad arrivare alla pensione senza grossi problemi economici, firmando il licenziamento o accettando di essere messi in mobilità. Una soluzione in apparenza ottima per lavoratori ed aziende in crisi.
Tutto ciò fino alla riforma delle pensioni, che nella revisione dei limiti di età e con l’eliminazione della pensione di anzianità, si sono ritrovati a non avere di fatto più diritto alla pensione.
Si è stimato che gli esodati siano addirittura 350mila e da quando è stato sollevato il problema i governi che si sono susseguiti sono corsi ai ripari utilizzando lo strumento della salvaguardia, una norma che in sintesi concede l’accesso alla pensione con i requisiti precedenti alla riforma. Di anno in anno siamo già arrivati a sei salvaguardie e l’INPS rende noto che i salvaguardati sono ad oggi 170mila, mentre le pensioni già liquidate a chi ha potuto accedere ai requisiti pre-riforma sono circa 64mila.
Facendo due conti il problema degli esodati, mentre si scrive, non è ancora risolto del tutto.
Progetti di modifica
La Legge Fornero viene definita “insostenibile” da più parti, al di là del problema degli esodati. Numerose le proposte di riforma sul piatto, ma ovviamente i diversi attori dovranno accordarsi e ottenere l’approvazione di esecutivo e Parlamento.
Ecco alcune possibili modifiche:
- garantire l’uscita anticipata e flessibile, quello che avevano fatto gli esodati, grazie al prestito pensionistico o alla mini pensione;
- staffetta generazionale come metodo per il prepensionamento;
- ricalcolo contributivo per tutti, in modo da applicare parte del prelievo non ssolo sui pensionati futuri, ma anche sulle cosiddette d’oro, quelle sopra i 2 mila euro mensili, sebbene nel corso degli anni la soglia per definire le pensioni d’oro si è spostata più volte.
Piero
Trovo tutto ciò pazzescamente assurdo… Rimandare di così tanti anni ai lavoratori l’uscita per andare in pensione sicuramente non farà che accrescere il numero dei ragazzi in cerca di occupazione, che già sono moltissimi. E oltre al danno la beffa visto che vogliono calcolarti la pensione con un sistema molto più sfavorevole (cioè, si lavorerà molti più anni e si prenderà meno di pensione). Complimenti!!!
marco
Ma per chi fa lavori usuranti in scala ala vetta chi fa le notti, miniere ,ecc.
Verrà applicata uno sconto di pena!!!!!!!
francesco
Anziche fare tutte queste legge con continui cambiamenti, per non toccare le pensioni e stipendi d’oro dei previlegiati, efare morire di fame a chi ha lavorato una vita intera, abbassate il tetto massimo a 5.000,oo € e aumentate il minimo a 1.000,00€, e mandate in pensione tutti a 60 anni, solo cosi si risolvono sia i problemi dell’occupazione che quello della povertà.
mauri
pienamente daccordo con Francesco
maurizio
siamo sempre alle solite, speriamo sempre che arrivi il paladino che cambi le cose, ci illudiamo e poi le cose non cambiano. Se la costituzione non permette di rivedere tutte quelle pensioni milionarie che lo stato elargisce con i nostri soldi, allora vuol dire che dobbiamo azzerare tutto e ripartire mettendo dei tetti e non permettendo a nessuno che si aumenti sia gli emolumenti che le pensioni a piacimento. in italia le restrizioni sono solo per i disgraziati, gli eletti hanno pensioni di milioni di euro l’anno e non sono capaci neanche di fare miracoli!!!!! E poi vogliamo parlare dei ladri impuniti se non si fanno leggi che terrorizzano questi continueranno a rubare tanto chi da le autorizzazioni a procedere sono altri ladri.Ma dove vogliamo andare con questi signori?????
Melis Salvatore
Ci vuole solo un po di coraggio. C’è la necessità di fare una legge che impedisca alla corte costituzionale, di bloccare una riforma del sistema pensionistico che preveda il ricalcolo con sistema contributivo di TUTTE le pensioni e vitalizzi e quando scrivo TUTTE, intendo TUTTE, nessuna esclusa con l’abolizione di tutti i privilegi. Ognuno deve percepire il rateo di pensione in base a quanto versato e non in base alle regalie del sistema retributivo e delle vari leggi speciali, compre quelle regionali, provinciali o fatte per tenere buoni i sindacati. In un paese civile le leggi devono essere uguale per TUTTI e l’Italia, giorno dopo giorno si sta dimostrando un Stato incivile.
niko
Solo leggi a loro favore,non pensando a chi la schiena a 50 anni non c’è la più sul c..o ma bensì sulle caviglie.. Non arriverà mai in pensione….
epicuro
La riforma Fornero è l’ennesima pizza cotta male, un soufflè che si sgonfia appena tirato fuori dal forno, una emerita cavolata. Realizzata solo per accontentare gli economofasciti di Bruxelles, o meglio, i naziconservatori germanici, che dopo non essere riusciti a piegare l’Europa e il mondo con le armi ci provano con il rigore economico. Francesco dice cose sacrosante ma vanno a scontrarsi con le vere intenzioni del grande riformatore Renzi, tutto fumo e niente arrosto, che per l’appunto riempe l’aria di fumo ma di concreto per rendere più equa e solidale la gestione economica di questo disgraziato paese non ha ancora fatto nulla. Non ha dimezzato lo stipendio dei politici, dal Presidente della Repubblica all’ultimo consigliere Regionale, non ha ridotto gli stipendi di tutti i grandi e grandissimi dirigenti pubblici, a tutti i livelli, magistrati compresi, anche della corte costituzionale, che si dimenticano dei lori privilegi per decretare che i nostri non hanno lo stesso valore e importanza. Dovrebbe anche cancellare le Regioni, fonte di enormi sprechi e con questi risparmi abbassare le tasse sul lavoro, senza annullare i diritti dei lavoratori conquistati da anni di lotte e sacrifici, dando la possibilità alle aziende di assumere i giovani mandando in pensione gli anziani, riportando l’età a 60 anni o a 40 anni di contributi, semmai lasciare la possibilità su base volontaria di restare al lavoro oltre i suddetti requisiti, recuperando la quota di contribuzione sullo stipendio e/o far si che gli stessi lascino il lavoro in modo graduale con il part-time se l’azienda assume un figlio al loro posto. Si raggiunge un doppio risultato, un ricambio generazionale e il travaso di conoscenza ed esperienza da padre a figlio, a tutto vantaggio dell’azienda.
ivano
pienamente d’accordo con Francesco, ben detto.
Andrea
Con 17 milioni di pensioni è possibile non rendersi conto che anche un piccolo aumento comporti oneri enormi? e poi chi riceve pensioni sotto 1000€ è perchè ha versato poco o nulla nella vita lavorativa mentre nessun politico è disponibile a entrare nella gogna mediatica per abbassare il tetto a pensioni che rappresentano solo una piccola frazione del totale della spesa.
Smettiamo anche di pensare che i posti di lavoro siano come caselle dove svuotata una la si riempe subito con un’altro lavoratore.
Smettiamo quindi di fare considerazioni da mondo dei puffi che servono solo ad alimentare i tanti populismi che hanno portato al disastro attuale.