Il contratto di lavoro per dirigente regola il rapporto che c’è tra un’impresa, piccola, media o grande che sia, e il dirigente. Con quest’ultima parola – detta anche all’inglese manager – si identificano quei lavoratori subordinati che, all’interno di un’azienda, hanno una posizione professionale piuttosto elevata, sia per esperienza che per autonomia e potere decisionale con l’obiettivo di promuovere, coordinare e gestire la realizzazione degli obiettivi aziendali.
Al momento non c’è una nozione legislativa di dirigente pertanto sono i vari CCNL, ossia contratti collettivi nazionali di lavoro a regolare il lavoro di questi manager. I dirigenti, rispetto ad altri lavoratori, sono più vicini alla proprietà che alla collettività dei lavoratori e sono caratterizzati da un vincolo fiduciario molto forte. Basta pensare ai manager che conosci: spesso li identifichi con gli stessi proprietari dell’azienda – quanto a potere decisionale e responsabilità – anche se di fatto non lo sono. Spesso infatti vengono visti quasi come un “alter ego”.
Alla luce di quanto abbiamo detto, pertanto, ai dirigenti non si applicano alcune delle tutele previste per altri lavoratori dipendenti (come nel caso del licenziamento).
Hanno inoltre una maggiore forza negoziale, sia a livello individuale che collettivo, e godono di un trattamento economico molto più vantaggioso di un qualsiasi altro lavoratore dipendente.
Contratto di lavoro per dirigenti: in cosa consiste
Come dicevamo, tale tipo di contratto rimanda ai CCNL e i principali contratti per dirigente sono quelli stipulati per dirigenti che operano nel settore terziario o nell’industria. L’applicazione dei contratti non è obbligatoria per tutte le aziende ma per quelle che fanno parte di associazioni di imprese come la Confcommercio e la Confindustria.
Come dicevamo, manca una organica disciplina di legge che riguarda i dirigenti pertanto nella regolazione del rapporto di lavoro si devono tenere in considerazione i poteri dei dirigenti.
Essere dirigente vuol dire avere:
- una collaborazione immediata e diretta con il datore di lavoro
- un elevato carattere fiduciario per quel che concerne la prestazione
- ampio potere discrezionale nell’esercitare i propri compiti
- notevole autonomia decisionale
- potere di rappresentanza (non sempre ma spesso) del datore di lavoro
- sovraordinazione gerarchica sul personale dell’azienda, in tutto o in parte.
Per quanto riguarda la disciplina del lavoro, il contratto deve tenere conto del fatto che ai manager non si applica la normativa generale che riguarda:
- l’orario di lavoro, ossia non c’è un orario massimo, i dirigenti pertanto hanno diritto a un compenso maggiore quando le loro giornate di lavoro eccessive possono compromettere lo stato di salute o nel caso in cui l’orario che fanno supera quanto previsto dalla contrattazione collettiva
- il riposo settimanale
- i licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo. Per i dirigenti, il cui rapporto è disciplinato contrattualmente, è previsto che, se vengono licenziati anche senza giusta causa o giustificato motivo, hanno diritto a una indennità supplementare.
Per i contratti a tempo determinato: la durata non deve superare i 5 anni.
Contratto dirigente Unindustria 2019
Nel luglio 2019 Federmanager e Confindustria hanno firmato l’accordo che rinnova il CCNL dei dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi. Un contratto che avrà durata 5 anni e la cui scadenza, a meno di rinnovi intermedi, è prevista per il 31 dicembre 2023.
Le principali novità riguardano la retribuzione, le tutele previste in caso di malattia, non autosufficienza, invalidità e morte, il sistema di welfare contrattuale: previdenza complementare, assistenza sanitaria integrativa, politiche attive del lavoro e formazione.
La retribuzione dei dirigenti
Per quanto riguarda la retribuzione, o anche trattamento economico, il contratto per i dirigenti Unindustria prevede che sia sempre 66mila euro lordi cui si aggiungono, per formare il TEI (trattamento economico individuale), i superminimi o sovraminimi o assegni ad personam.
Quello che viene chiamato TMCG (Trattamento Minimo Compressivo di garanzia) prevede i seguienti incrementi:
- 69mila euro a partire dal 2020
- 72mila euro dal 2022
- 75 mila dal 2023
Per far questo, così viene indicato nel contratto, le aziende dovranno adottare sistemi di retribuzione che dovranno essere collegati a indici o risultati e dovranno informarne i dirigenti nonché le rappresentanze sindacali.
Cosa vogliono dire quelle cifre? Non che il dirigente deve subito guadagnare tale cifra ma che se l’azienda, a fine anno, si rende conto di corrispondere meno, dovrà integrare per arrivare a quella cifra.
Trattamento di malattia
Novità sono state introdotte anche per la malattia: il dirigente conserverà il proprio posto per un periodo di 12 mesi nel caso in cui la malattia o l’eventuale infortunio non siano per causa di servizio e riceverà l’intera retribuzione. Il posto viene conservato anche se i 12 mesi riguardano il periodo complessivo di assenza che si è verificato nei 3 anni, superati i quali il dirigente potrà chiedere un periodo di aspettativa di 6 mesi o 12 in caso di patologie gravi.
Nel caso di interruzione del lavoro per invalidità temporanea causata da infortunio avvenuto sul lavoro, l’azienda conserverà al dirigente il posto e gli corrisponderà l’intera retribuzione, integrando quanto erogato dall’Inail a titolo di indennità per inabilità temporanea assoluta, fino ad accertata guarigione o fino a quando sia accertata una invalidità permanente totale o parziale.
Uguale trattamento verrà applicato nei confronti del dirigente in caso di invalidità temporanea causata da malattia professionale. In ogni caso il periodo di corresponsione della retribuzione non potrà superare due anni e sei mesi dal giorno in cui è sorta la malattia o si è verificato l’infortunio.
L’azienda inoltre stipula, nell’interesse del dirigente, una polizza che assicuri, in caso di infortunio, anche non in occasione di lavoro e in caso di malattia professionale: 6 annualità in caso di invalidità permanente che ne pregiudichi di 2/3 la capacità lavorativa, importi proporzionali al capitale assicurato in funzione della percentuale di invalidità nei casi inferiori ai 2/3 e, in alternativa, 5 annualità in caso di decesso. La polizza prevede anche una copertura che cambia a seconda del nucleo familiare del dipendente.
Maternità
Per le dirigenti in maternità, durante il periodo di astensione obbligatoria dall’INPS, a ogni donna viene riconosciuto l’80% della retribuzione, nel caso delle dirigenti di industria si avrà diritto al 100%, ossia quel 20% restante viene pagato dall’azienda. Ma i vantaggi per le donne manager non finiscono mica qui: chi è in maternità riceverà un unico assegno (è l’azienda che anticipa l’indennità).
Ferie, formazione e trasferta
Per quanto riguarda la formazione, l’ente Confindustria – Federmanager prevede che a questa venga destinato come contributi versati dalle aziende a favore dell’Inps, lo 0,3% delle retribuzioni dei dirigenti.
I dirigenti hanno diritto a 35 giorni di ferie all’anno, senza considerare per il calcolo la domenica e i festivi. Se tale periodo non sarà fruito dal dirigente, a meno che non ci sia un’intesa specifica, entro i 24 mesi successivi al termine dell’anno di maturazione, queste ferie non potranno più essere godute.
Questo ammesso che ci sia l’invito da parte dell’azienda, se non è così e il dirigente non ha potuto fare le ferie, gli verrà concessa una retribuzione pari alle ferie che dovrà essere liquidata il mese successivo alla scadenza dei 24 mesi.
Per il dirigente che va in trasferta, viene riconosciuto un importo giornaliero per spese non documentabili pari a 85 euro. Questo oltre al rimborso di spese documentate di vitto, alloggio e viaggio.
Previdenza complementare
Il nuovo contratto per dirigenti Unindustria considera anche la previdenza complementare e in particolare al dirigente, a partire dal 1 gennaio 2020, riconosce l’innalzamento del massimale contributivo dai 150.000 euro a 180.000 fermo restando l’aliquota contributiva dell’8%. Questo 8% è a metà tra azienda e contribuente ma l’azienda può farsi carico di una quota maggiore e fino al 7%.
Risoluzione del rapporto
Quanto alla risoluzione del rapporto, il datore di lavoro deve dare un preavviso di 6 mesi per dirigenti fino a 6 anni di anzianità, di 8 per chi arriva a 10 anni, di 10 fino a 15, di un anno per chi è in azienda da più di 15 anni. Il dirigente, di suo, deve rassegnare le dimissioni fornendo un preavviso pari ad 1/3 di quelli indicati per l’azienda.
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