Lo dice la parola stessa: il procacciatore d’affari è una persona che trova clienti per qualcun altro (impresa, piccola, media, grande), al quale per l’appunto propone “buoni affari”. Si tratta di una delle figure commerciali più diffuse sul territorio italiano perché, rispetto a un agente di commercio, consente a un’azienda di avere più clienti con meno costi.
Ma in cosa consiste questo lavoro, com’è regolato e qual è lo stipendio? Vediamo di scoprirlo in questo articolo.
Chi è e cosa fa il procacciatore d’affari
Prima di tutto cerchiamo di capire cosa si intende per procacciatore d’affari e quali sono le sue “mansioni”.
Il procacciatore d’affari è un professionista che, in autonomia e senza vincolo di stabilità, nonché in modo occasionale, raccoglie le ordinazioni dei clienti e le comunica all’imprenditore. Il suo “datore di lavoro”, o meglio chi lo ingaggia, è appunto un’impresa che lo fa con un obiettivo: avere una figura esterna che si occupi di aumentare la clientela.
Attenzione: il procacciatore può svolgere il suo lavoro come e meglio ritiene, ossia nei tempi e nei modi che reputa più opportuni.
Non è infatti un dipendente, non ha un vincolo di lavoro subordinato né un rapporto stabile con l’azienda a cui procura i clienti. Inoltre, svolge il suo incarico senza rappresentanza pertanto non può usare il nome dell’impresa proponente nei propri rapporti commerciali, né inserirlo nella firma dell’e-mail o nei bigliettini da visita.
Dall’azienda per cui lavora, il procacciatore riceve una provvigione di cui ti daremo maggiori dettagli sotto, intanto cerchiamo di capire come un procacciatore può svolgere il suo lavoro in regola.
La normativa che regola la professione
Fermo restando che il procacciatore d’affari è un collaboratore la cui attività promozionale prevede di attuare quanto stabilito nel rapporto con l’azienda, da cui ha diritto di pretendere il pagamento, c’è da dire che determinate caratteristiche di questo lavoro sono state definite negli anni.
La legge n.39/1989 prevedeva che il procacciatore, per ricevere la sua provvigione, doveva essere iscritto in un apposito ruolo degli agenti d’affari in mediazione tenuto dalle Camere di Commercio. E questo anche per le attività occasionali e discontinue esercitate da chi svolgeva, su mandato a titolo oneroso, un’attività per la conclusione di affari.
Con il D. Lgs. n. 59 del 26.03.2010 prima e con la sentenza n. 19161/2017, questo ruolo è stato cancellato, ma resta il fatto che per fare il mediatore oltre a possedere i requisiti professionali, morali e di indipendenza è necessario essere iscritto nell’apposito elenco dei mediatori.
I requisiti devono inoltre essere non solo autocertificati ma anche segnalati con una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) alla Camera di commercio tramite lo sportello unico per le attività produttive del Comune di residenza.
Sempre la Corte di Cassazione con la stessa sentenza del 2017 ha precisato le differenze tra mediatori, agenti di commercio e procacciatori d’affari.
Quanto a quest’ultimo, oltre a ribadire l’autonomia, l’indipendenza e il fatto che è l’attività stessa a sancire il rapporto che intercorre con il proponente (l’azienda), ha sottolineato che:
l’attività consiste nella segnalazione di potenziali clienti e nella raccolta di proposte di contratto ovvero di ordini senza intervenire nelle trattative per la conclusione di contratti. Il suo compito è limitato a mettere in contatto le parti su incarico di uno di queste.
In definitiva, possiamo dire che esistono due tipologie di procacciatori:
- Chi svolge il lavoro in modo continuativo o anche tratta di immobili ed aziende anche in via occasionale, deve essere iscritto all’elenco dei mediatori, sennò perde la provvigione;
- Il procacciatore d’affari occasionale, che invece può percepire la provvigione anche senza alcuna iscrizione, questo solo se la sua attività riguarda esclusivamente beni mobili.
Differenza tra agente di commercio e procacciatore
Che differenza esiste tra le 2 professioni di agente di commercio e procacciatore? L’agente ha un incarico che è continuo e ha una provvigione regolare, mentre il procacciatore non ha rapporto stabile e continuativo, è libero di procurare o meno gli affari e non ha nessuna esclusiva: può procacciarli ora a un’impresa o a un’altra, essendo il suo lavoro occasionale.
Nel contratto può comunque essere previsto un obbligo di non concorrenza: gli si chiede sostanzialmente di non assumere incarichi per conto di aziende che trattano prodotti simili a quelli previsti dal contratto.
La provvigione del procacciatore d’affari
Ma a quanto ammonta la provvigione? Dovrà essere stabilito nel contratto dove verrà indicata a quanto ammonta per ogni affare procurato e andato a buon fine. Nel contratto dovranno essere anche indicati i prodotti su cui il procacciatore “lavorerà” e le eventuali sono di competenza.
Come abbiamo già detto, il procacciatore non può cambiare né prezzi né condizioni di vendita proposte dall’azienda.
La provvigione è variabile e di solito consiste in una percentuale sul prezzo di vendita dei beni oggetto del contratto purché appunto il proponente abbia ricevuto il pagamento integrale delle somme. Le spese sostenute dal procacciatore per il suo lavoro sono di solito a suo carico.
Una cosa importante: l’azienda, ossia il proponente, è libero di accettare o meno gli ordini del procacciatore.
In ogni caso, il procacciatore riceve dalla società con cui lavora una lettera d’incarico o lettera di procacciamento affari, che indica provvigioni, le modalità di pagamento delle stesse e i patti di non concorrenza
Partita IVA: obbligatoria per il procacciatore?
La risposta è no, per quanto riguarda il procacciatore occasionale: non è soggetto a IVA, per lavorare gli basta avere il codice fiscale, questo fino a 5mila euro l’anno. Se supera tale importo viene considerato un procacciatore d’affari continuativo.
Pertanto sarà tenuto a iscriversi al Registro delle Imprese come ditta individuale ed aprire una partita IVA.
Il procacciatore continuativo può scaricare l’IVA (spese di gestione, autovettura e costi relativi), quanto all’inquadramento INPS, paga il 21,30% sul reddito minimo di 3.102 euro.
Regime forfettario
I procacciatori possono accedere al regime forfettario con aliquota al 15% per le attività che non superano la soglia di ricavi annuale pari a 65mila euro. Per informazioni aggiornate, puoi leggere il nostro articolo del 2020.
Il codice Ateco del procacciatore d’affari
Quanto al codice Ateco, codice dentificativo alfanumerico (composto da lettere e numeri) che classifica le imprese, quello per il procacciatore d’affari di vari prodotti senza prevalenza di alcuno è 46.19.02.
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