Se lavori come impiegato nel pubblico, questi per te saranno stati mesi di particolare concitazione visto che il contratto per gli statali è scaduto nel dicembre 2018. Ma ci sono buone prospettive, o almeno così sembra. Stando infatti alle ultime notizie, nel 2020 si arriverà al rinnovo del contratto per gli statali.
È scritto sul DEF, acronimo che sta per Documento di economia e finanza, documento base per la prossima manovra finanziaria e per la Legge di stabilità 2019-2020.
Un aumento in busta paga dunque per tutti i lavoratori del pubblico impiego, ma vediamo nel dettaglio di quanto sarà questo importo e cos’altro bisogna sapere.
Rinnovo contratto statali 2019: le ultime notizie
Intanto, parliamo delle risorse previste per i prossimi anni. Eccole in dettaglio:
- 172.594 milioni di euro per l’anno in corso ossia il 2019
- 174.1018 milioni di euro per il 2020
- 173.751 milioni per il 2021
Questo confidando nel fatto che l’anno prossimo si riesca a raggiungere l’accordo ed effettuare il rinnovo del contratto, per il quale al momento c’è un “vuoto legislativo”. Ecco perché il Governo ha pensato a una cosiddetta “indennità di vacanza”, vacanza intesa come mancanza. Va dunque da sé che le novità riguarderanno i prossimi 2 anni e mezzo. Ma in cosa si traducono in “soldoni”?
Aumenti per gli statali: a quanto ammontano
In percentuale si può dire che gli aumenti saranno dell’1,3% nel 2019, dell’1,65% nel 2020 e dell’1.95% nell’anno successivo. Ossia un miglioramento in busta paga che va dai 30 agli 80 euro lordi al mese, a seconda per l’appunto, delle fasce di reddito cui si appartiene.
C’è da considerare, poi, che chi è sotto una certa fascia di reddito, a questo può aggiungere – come si suppone stia facendo anche adesso – il bonus Renzi.
Cosa dice il DEF riguardo agli statali
Ecco cosa dice nel dettaglio il DEF:
“Con riferimento al nuovo triennio contrattuale, per l’anno 2019 è stata considerata la 17 A norma dell’articolo 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196. sola spesa per l’anticipazione contrattuale decorrente dal mese di aprile (corrispondente sostanzialmente all’indennità di vacanza contrattuale prevista dal precedente ordinamento), per la corresponsione dell’elemento perequativo decorrente dal mese di gennaio 2019 e per l’accessorio del comparto sicurezza difesa e soccorso pubblico, rinviando la restante spesa di competenza di tale anno al 2020.
Inoltre, le leggi di Bilancio per il 2018 e per il 2019 hanno previsto graduali assunzioni in deroga alle ordinarie facoltà assunzionali, con una spesa a regime dal 2024. Per l’anno 2022 è stata considerata anche la maggiore spesa per la corresponsione dell’anticipazione contrattuale connessa al triennio contrattuale 2022-2024.
Ancora nel DEF si legge che si contrappongono a tali dinamiche “effetti di riduzione della spesa effetti di riduzione della spesa derivanti dal maggior numero di pensionamenti attesi già dal 2019 per effetto della c.d. “quota 100”, il venir meno dal 2021 del finanziamento, a legislazione vigente, delle missioni internazionali di pace e, dall’anno scolastico 2020/2021, del finanziamento del c.d. organico di fatto della Scuola”.
Lo sciopero dell’8 giugno
Ovviamente, la strada per il rinnovo è ancora lunga, nel frattempo i sindacati hanno indetto uno sciopero per l’8 giugno.
Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa si riuniranno a Roma in piazza del Popolo per rivendicare “risorse e occupazione, perché senza pubblico non c’è equità, senza lavoro non c’è futuro: futuro è pubblico”. Chiedono: assunzioni, rinnovo dei contratti e miglioramento della qualità dei servizi.
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