Niente smart working per chi è positivo al Covid-19 ma non ha sintomi ed è in una parola: asintomatico. A dispetto di quello che si crede, chi si sente bene e potrebbe anche lavorare da casa, di fatto non può farlo.
Non è una vera e propria novità a dire il vero perché lo avevano già stabilito il Decreto Cura Italia e il Decreto Rilancio, ma a ribadirlo è stato il DPCM del 7 agosto e ancor prima il messaggio INPS n.2584 del giugno scorso. E se ne è tornato a parlare a settembre non a caso visto che per molti è finito il periodo di ferie e tante aziende hanno iniziato – o quantomeno ci provano – la loro attività lavorativa a pieno regime.
La quarantena di chi è asintomatico è equiparata alla malattia
Questo divieto di smart working o remote working anche per chi di fatto si sente bene pur essendo Covid-19 positivo avviene perché di fatto il periodo di quarantena, come ha chiarito l’Istituto di previdenza italiano, viene equiparato alla malattia, e ciò anche ai fini del trattamento economico.
Tutela che viene riconosciuta a fronte di un procedimento di natura sanitaria dal quale non è possibile prescindere e per il quale il lavoratore è obbligato a produrre idonea certificazione sanitaria. Il che sta dunque a significare che, anche se non ci sono sintomi che impediscano lo svolgimento del lavoro e di fatto il lavoratore, stando a casa, non può contagiare né mettere a rischio nessuno non può lavorare, come se fosse malato.
Niente smart working per gli asintomatici risultati positivi al Covid-19 Click To TweetPoco conta dunque che il dipendente si senta bene ed esprima il suo assenso a lavorare in modalità smart working e poco conta che le aziende abbiano bisogno di determinati lavoratori.
Per gli asintomatici il divieto di lavorare è assoluto perché la quarantena è di fatto come la malattia e nulla pertanto cambia “dal punto di vista previdenziale e contrattuale, in merito alla specifica tutela prevista in caso di malattia comportante incapacità temporanea al lavoro per le diverse categorie di lavoratori, incluso l’eventuale diverso rischio specifico indennizzato a talune categorie di lavoratori”, come si legge nel messaggio dell’INPS.
Divieto di lavoro per chi viene dai Paesi a rischio ed è in attesa del tampone
Ma il divieto di lavorare non c’è solo per chi ha il Covid ma è asintomatico, è anche per chi torna dai Paesi considerati a rischio ed è in attesa del tampone.
In tal caso, infatti, mentre attende un responso bisogna stare in isolamento fiduciario e pertanto non è possibile lavorare neanche in smart working, come ha chiarito al Corriere della Sera l’avvocato Cesare Pozzoli dicendo che tale periodo è equiparato alla malattia e come peraltro chiarisce l’Ordinanza ministeriale del 12 agosto 2020 da parte del Ministero dela Salute.
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