La nuova tassa si prefigge lo scopo di ridurre la quantità di rifiuti in plastica e di conseguenza l’inquinamento, oltre a portare nelle casse dello Stato circa tre miliardi di euro. Dovrebbero essere esclusi prodotti come le siringe, le taniche o altri oggetti non considerati usa e getta. Sono previsti anche incentivi, per le aziende che decideranno di produrre materiali biodegradabili o compostabili.
Il timore di molte associazioni è che questa tassa venga semplicemente scaricata sul costo finale dei prodotti, gravando completamente sulle tasche delle famiglie. Un problema evidenziato anche dalla Coldiretti secondo cui la nuova imposta penalizza l’intera filiera agroalimentare, dove si concentra il 76% degli imballaggi in plastica.
Come funziona la plastic tax
Sul sito del Senato è consultabile il testo del disegno di legge Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022
L’articolo 79 del ddl riguarda, appunto, la cosiddetta plastic tax con il titolo: Imposta sul consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego e incentivi per le aziende produttrici manufatti in plastica biodegradabile e compostabile.
L’imposta è fissata nella misura di 0,45 euro per chilogrammo di materia plastica contenuta nei manufatti con singolo impiego, che hanno o sono destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari.
Questi manufatti saranno soggetti alla nuova imposta se sono realizzati con l’impiego, di materie plastiche, costituite da polimeri organici di origine sintetica e non sono ideati, progettati o immessi sul mercato per compiere più trasferimenti durante il loro ciclo di vita o per essere riutilizzati per lo stesso scopo per il quale sono stati ideati. Vale anche per i prodotti realizzati parzialmente in plastica, se questa supera il 40% del totale.
L’intenzione è chiara, scoraggiare l’utilizzo di prodotti monouso contenenti plastica, con un’aliquota unica di 0,45 euro ogni chilogrammo di plastica
Credito di imposta
Rispetto alla prima bozza, la plastic tax è stata modificata, introducendo un credito d’imposta del 10% fino a un importo massimo di 10.000 euro per le aziende che convertono il loro sistema produttivo verso le plastiche riciclabili e compostabili
Vito
Bene, presumibilmente ci sarà un aumento di spazzatura e rifiuti nelle campagne e zone più difficili. Anziché incoraggiare ad una raccolta differenziata fatta meglio si procede nella direzione opposta. Staremo a vedere.
Franco
Una grossa cagata. La raccolta differenziata fa si che le plastica si può riciclare più volte. Occorre educare la gente a non disperdere la plastica ma di raccoglierla, magari con un incentivo restituendo la plastica usata.
georg pfaender
Nel capitolo delle uscite del bilancio è previsto che questo gettito sarà interamente impiegato per lo smaltimento delle su descritte plastiche? Altrimenti è solo un modo per aumentare le entrate.
Cesare MARIONUCCI
Da un certo punto di vista potrebbe essere valida la ” plastic tax ” ma dovrebbe permettere per le industrie che trattano plastica monouso di organizzarsi e non entrare in modo così repentino che potrebbe addirittura portare alla chiusura di alcune fabbriche che per aggiornarsi devono spendere parecchi soldi in nuove apparecchiature.
stelvio mario
Ma chi paga la tassa: le aziende produttrici che ovviamente scaricano l’impoorto sul prodotto e quindi sul consumatore. Oppure la paghiamo noi che la utilizziamo sui sacchi che conferiamo per la raccolta differenziata alle imprese di raccolta rifiuti ?
Salvatore Russo
Ciao Stelvio, la pagano le aziende e probabilmente ci sarà un ricarico su tutta la filiera