Che cos’è il redditometro?
Si tratta di uno strumento in mano all’amministrazione finanziaria che si basa sul tenore di vita del nucleo familiare. Acquistare barche, auto di grossa cilindrata e immobili, fare viaggi da sogno, devono essere attività coerenti con quanto indicato in dichiarazione dei redditi.
Si tratta soltanto di alcuni esempi poiché gli indicatori presi in considerazione dal fisco sono un centinaio e vanno dalle spese per la colf a quelle per il cellulare, dall’asilo all’università dei figli, fino all’abbonamento in palestra, al veterinario (indicatore che ha scatenato parecchie polemiche e un’interrogazione parlamentare) e le donazioni alle onlus.
Come funziona il redditometro?
Se il reddito presunto, calcolato in base degli indicatori, dovesse risultare troppo al di sopra di quello dichiarato, sostanzialmente pari o maggiore del 20%, il Fisco può avviare i controlli.
Il redditometro, insomma, serve a selezionare le situazioni dubbie su cui intervenire con un accertamento. Ciò significa che il reddito stimato da questo strumento non è automaticamente il reddito su cui il Fisco quantificherà l’eventuale evasione, ma fa scattare l’allarme che avvierà una verifica.
Cosa fare se si riceve la lettera del redditometro?
Abbiamo trattato nel dettaglio questo tema in un precedente articolo.
Di seguito una sintesi delle azioni da porre in atto:
- verificare la validità della lettera; si stima infatti che circa la metà delle lettere recapitate contengano degli errori tali da rendere nulle le richieste del Fisco;
- compilare il prospetto che si trova all’interno della busta giustificando gli scostamenti, documenti alla mano;
- se non i riesce a giustificare gli scostamenti, da parte dell’amministrazione finanziaria ci sarà una proposta di accordo che richiederà il pagamento di imposte, sanzioni e interessi su quello che verrà di fatto considerato un maggior reddito non dichiarato;
- come per ogni accertamento, anche in questo caso è possibile fare ricorso in prima battuta presso la Commissione tributaria provinciale, poi presso la Commissione tributaria regionale e infine si può ricorrere in Cassazione.
Cosa è emerso dopo il primo anno di verifiche?
Sono emersi due elementi fondamentali che possono in qualche modo agevolare i contribuenti nella preparazione di una difesa nel caso in cui finissero sotto la lente del Fisco, o addirittura evitare di finirci.
La carta è la “migliore amica” del contribuente; in particolare bisogna dichiarare all’Agenzia delle Entrate le somme di denaro ricevute da amici e parenti, in modo da giustificare a priori gli scostamenti tra reddito dichiarato e somme spese. Come fare? Redigendo un atto scritto di donazione, mediante la forma di scrittura privata, che abbia una data certa. I soldi non potranno più essere donati in contanti, ma tramite strumenti tracciabili come il bonifico. Bisognerà poi trasmettere tale scrittura all’Agenzia delle Entrate tramite raccomandata A/R o PEC. Mentre scriviamo siamo in piena stagione dei matrimoni, è dunque il caso di organizzarsi.
Concludiamo con un’importante sentenza della Cassazione, n. 7339 depositata il 10 aprile 2015: non è necessario dimostrare la spesa vera e propria se si documenta una effettiva disponibilità in denaro derivante da fondi esenti da tasse o tassati alla fonte, dunque da non inserire in dichiarazione dei redditi.
In sostanza se acquisto un immobile e dimostro di essere entrato in possesso di una somma di denaro esente da tasse, non devo poi dimostrare altro, ad esempio i movimenti bancari.
Prime prescrizioni
Il 2009 è andato. In sostanza se non avete ricevuto alcuna lettera relativa agli scostamenti dei redditi percepiti nel 2009 e dichiarati nel 2010, potete archiviare quell’anno. Il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di riferimento, infatti, le verifiche cadono in prescrizione e dunque non è più possibile da parte del Fisco pretendere alcunché.
Se avete dei dubbi circa gli scostamenti tra redditi e spese sostenute a questo punto dovete concentrarvi sulla ricerca delle “pezze d’appoggio” relative ai redditi dal 2010 al 2014 ed organizzarvi per i regali in denaro che riceverete nel corso del 2015.
Attenzione: il redditometro vale per tutti!
La Commissione Tributaria Regionale del Lazio con la sentenza n.7101/15 del 28 dicembre 2015, ha allargato il raggio d’azione del redditometro affermando che lo strumento può essere applicato a chiunque e non solo a chi presenta un elevato rischio di evasione, come i lavoratori autonomi o gli imprenditori.
In sostanza si afferma che i soggetti delle verifiche legate al Redditometro sono le persone fisiche generalmente intese, inclusi dipendenti e pensionati. Saranno poi i contribuenti coinvolti nell’accertamento ad avere l‘onere della prova e a dover dimostrare quindi che le spese sostenute non confliggono con il proprio reddito.
Ribadiamo che la miglior arma di difesa dalle pretese del Fisco attraverso il Redditometro, è quella di documentare in maniera accurata tutte le proprie spese, soprattutto quelle più importanti tenendo traccia di tutti i fondi percepiti anche da amici e parenti in termini di aiuti economici.
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