Itinerari Previdenziali (società di ricerca, formazione e informazione nell’ambito del welfare e dei sistemi di protezione sociale) ha condotto un’analisi sulla distribuzione del gettito IRPEF basandosi sulle elaborazioni dei dati relativi al 2017 del Ministero dell’Economia e Agenzia delle Entrate. Il risultato è che il peso delle imposte, e nello specifico dell’IRPEF, ricade su una piccolissima parte di italiani.
IRPEF 2019: sono in pochi a pagarla
I dati parlano chiaro:
- il 49,29% degli italiani risulta essere “incapiente”, non paga cioè l’IRPEF in quanto non dichiara nessun reddito.
- Tra la metà degli italiani che dichiara un reddito, ben il 45% (oltre 18 milioni di contribuenti) non supera i 15 mila euro l’anno, versando soltanto il 2,8% dell’imposta totale raccolta dal Fisco, cioè mediamente 157,9 euro annui.
- 5,8 milioni sono, invece, i contribuenti che dichiarano entrate dai 15.000 ai 20.000 euro, versando mediamente 1.979 euro di IRPEF all’anno, appena sufficiente alla sola copertura della spesa sanitaria pro capite, che viene stimata a 1.878 euro.
In sostanza, il gettito IRPEF (pari a 164 miliardi) è per la maggior parte a carico del 12% dei contribuenti che dichiarano un reddito che va dai 35mila euro in su. Si tratta di 5 milioni di italiani che versano ben il 58% dell’imposta totale.
Questi dati fanno nascere alcuni dubbi e interessanti riflessioni sul futuro. Quello che è chiaro è che una gran parte degli italiani sono “a carico” di un numero più ristretto di italiani.Un dubbio, invece, riguarda i 36 milioni di italiani con reddito inferiore ai 20 mila euro lordi l’anno. Probabilmente servirebbero meccanismi per l’emersione del lavoro in nero, per esempio, incentivi per la detrazione fiscale delle spese sostenute dalle famiglie per lavori di casa, riparazioni auto, etc. Sicuramente una riflessione va fatta anche sulla revisione delle aliquote e la rimodulazione di deduzioni e detrazioni.
IRPEF 2019: scaglioni e aliquote
Per il calcolo IRPEF sullo stipendio mensile bisogna prendere in considerazione una serie di variabili, dai figli a carico alle aliquote applicate, passando per i giorni effettivamente lavorati, ti consiglio di leggere il nostro articolo. Ecco le aliquote IRPEF PEF 2019 per la tassazione sui redditi 2018, cinque scaglioni dal 23% al 43% da applicare nei modelli di dichiarazione, compreso il 730 precompilato:
- reddito tra 0 e 15.000 euro, IRPEF 23%
- reddito tra 15.001 e 28.000 euro, IRPEF 27%;
- reddito tra 28.001 e 55.000 euro, IRPEF 38%;
- reddito tra 55.001 e 75.000 euro, IRPEF 41%;
- reddito sopra i 75.000 euro, IRPEF 43%.
Per il 2019 sono rimaste invariate le fasce percentuali e gli scaglioni di reddito, mentre nella Legge di Bilancio 2020 potrebbe trovare posto la flat tax al 15% basata su un coefficiente familiare.
Marcello Ingrossi
Per far pagare tutti basta far scaricare, dai cittadini, anche la caramella perchè se non scarica tutta la spesa che può detrarre dal suo guadagno o stipendio/pensione su quel che resta dovrà pagare l’IRPEF (dico)al 70% e non conviene al cittadino onesto che oggi per risparmiare sul costo specie la manodopera non si fa fatturare per risparmiare l’IVA anche sui prodotti che non può scaricare. Il sistema onesto per far pagare tutti esiste ma non si vuol applicare
Gabriella Passeri
Articoli sempre molto chiari e alla portata di chi non è esperto
Alberto Morabito
Benissimo: se si riducono le deduzioni o detrazioni il risultato è che i pochi che pagano le tasse ne pagheranno ancora di più. E per quanto riguarda la flat tax: Come si può immaginare che chi non dichiarava per pagare il 40% ora dovrebbe dichiarare le sue entrate per pagare il 15 o 20% se invece potrebbe non pagare niente come prima. Bisogna poter detrarre invece il più possibile così da far emergere il lavoro nero che, non solo erode la ricchezza del Paese perché non sono pagate le tasse, ma permette a chi non dichiara i propri redditi di usufruire ingiustamente anche di benefici, quali esenzioni ticket, esenzioni per le mense o spese scolastiche etc. che restano a carico degli altri.
Ugo
Condivido sull’effetto “boomerang” del ridurre le detrazioni.
Circa l’abbassamento delle aliquote IRPEF (e la riduzione del numero discaglioni), che gli attuali politici impropriamente chiamano flat tax, sono d’accordo a metà.
Nel senso che incentiverebbe ad una maggior correttezza solo chi ha già partita IVA e non vuol rischiare per poco (mentre oggi il gioco vale la candela). Ne deriverebbero più scontrini e ricevute emessi.
Invece non avrebbe effetto alcuno, come scrive lei, sull’evasore totale, come l’idraulico in pensione che acquista i ricambi con lo scontrino ed effettua la riparazione a domicilio senza garanzia alcuna. Anzi costui si sentirebbe persino la coscienza più leggera (ammesso che ce l’abbia) perchè il maltolto alla comunità sarebbe “soltanto” di pochi punti percentuali.
Se il cliente è “complice” questa categoria di evasori è al sicuro, perchè anche quando fosse possibile sottoporli ad un controllo (ad esempio mentre lavora all’esterno di un edificio) si spaccerebbero per amici di famiglia che stanno facendo un favore. E in caso di reiterazione potrebbero sempre asserire che,comunque, finito il lavoro, avrebbero rilasciato una ricevuta per prestazione occasionale. E qui ci si riallaccia all’opportunità di aumentare le voci deducibili per invogliare a pretenderla, ‘sta benedetta ricevuta.
Enrico Caruso
Perché il reddito annuo viene indicato al lordo (37800) se io ho ricevuto il netto da pensione statale di 2100/mensili (senza ombra di inganno), e sul quale lo stato si è già presa la sua percentuale%. Non ho altri redditi, monopensionato con moglie, in affitto?
Giorgio Ventura
ma la FLATTAX da quando parte?
Luigi
Ma vi siete chiesti quanti sono i pensionati con reddito fino a 20000€?