La normativa europea sugli aiuti di Stato richiede che – laddove si registri un aiuto illegale – sia recuperato per “rimuovere la distorsione della concorrenza creata”. Non sono previste multe o penalizzazioni delle compagnie interessate, “ma semplicemente si ristabilisce un trattamento equo rispetto alle altre aziende”. Questo è quanto dichiarato dal commissario della Commissione UE alla concorrenza, Margrethe Vestager.
Un duro colpo da incassare per Apple, che, a pochi giorni dall’attesissimo keynote che vedrà protagonisti i nuovi iPhone, riceve l’esito dei controlli, avviati già diversi anni, dalla Commissione Europea.
Gli accordi illeciti
La Commissione Europea già in passato ha avuto da ridire sui cosiddetti tax ruling considerandoli un violazione delle regole sulla libera concorrenza. Infatti ha condannato Starbucks al rimborso delle tasse non versate in Olanda. Oppure la Fiat per un accordo con il Lussemburgo.
L’accusa nei confronti di Dublino e Apple riguarda due accordi (tax ruling) del 1991 e del 2007. Infatti, risulta che la società per anni abbia beneficiato di aiuti di stato corrispondendo un’aliquota pari all’1% contro il 12.5% da versare per legge nello stato irlandese, che si è ridotto negli anni dal 2003 al 2014 fino a raggiungere lo 0.005%.
Nonostante il diritto dell’Irlanda di stabilire patti (tax ruling) con le multinazionali estere per incentivare gli investimenti sul proprio territorio, il caso specifico come quello realizzato con un gigante come Apple che vende in tutta Europa ma versa le imposte solo in Irlanda con una tassazione per giunta ultra favorevole, solleva parecchi problemi.
Multa? No, recupero tasse evase.
Dal momento in cui i sospetti hanno portato all’apertura delle indagini da parte dell’Antitrust della Commissione Europea sono passati ben 4 anni, e oggi il verdetto è stato più chiaro che mai: Apple dovrà semplicemente restituire le tasse non pagate con tanto di interessi, per una cifra pari a 13 miliardi di euro. Il calcolo è stato eseguito solo sugli ultimi 10 anni, altrimenti la cifra sarebbe stata nettamente superiore.
Numeri da capogiro, ma che sono nulla in confronto ai profitti che Apple è in grado di generare dalla vendita dei propri prodotti e servizi: basti pensare che il conto da saldare sia pari soltanto al 6% della disposizione del colosso della tecnologia, per un capitale di oltre 200 miliardi di dollari.
Il commissario della Commissione UE alla concorrenza, Margrethe Vestager, tiene però a precisare che di sanzione non si tratta, ma del corrispettivo di tasse non corrisposte da versare per regolarizzare la posizione fiscale di Apple in Irlanda.
Da Bruxelles sottolineano che la decisione presa non consegue una multa, quindi, ma il normale recupero della tassazione non versata per l’imposta dovuta, che in questo modo agevolava il colosso di Cupertino sfavorendo invece la concorrenza delle aziende operanti non solo nel territorio irlandese, ma anche in tutto quello europeo.
È infatti risaputo che l’Irlanda negli ultimi anni ha assunto le vesti di “paradiso delle imposte agevolate”, facendo gola a tante multinazionali che vi hanno stabilito le proprie sedi stringendo patti convenienti con Dublino, ma quando questi accordi interessano l’intera comunità europea l’intervento della Commissione di Bruxelles diventa inevitabile.
Apple: la risposta
Apple non resta a guardare, e oltre a difendersi da questa decisione della Commissione Europea, minaccia conseguenze in termini di investimenti e posti di lavoro. Sul sito di Apple è apparso questo messaggio Un messaggio alla comunità Apple in Europa scritto firmato Tim Cook.
Le conseguenze per Dublino
Il paradosso è che il governo irlandese, tramite il ministro delle finanze Michael Noonan, smentisce l’illegalità degli accordi sostenendo la natura lecita delle operazioni secondo le norme vigenti e farà ricorso, insomma Dublino questi 13 miliardi di euro proprio non li vuole. Il motivo è molto semplice, Dublino al momento è un vero e proprio magnete per le multinazionali (soprattutto americane), spinte a stabilirsi nella capitale irlandese in primo luogo dal regime fiscale favorevole.
I tempi del ricorso non saranno brevi: si parla di anni. Se però alla fine dovesse prevalere la tesi della Commissione, Dublino sarebbe obbligata a incassare gli arretrati, pena una procedura di infrazione per aiuti di Stato che potrebbe culminare in una sanzione.
Paolo
la solita ingiustizia Europea con le sue leggi contraddittorie poco chiare e dittatoriali, se Apple aveva questo accordo legalizzato secondo la giurisdizione irlandese, non ha infranto nessuna regola e pertanto non deve nulla a nessuno, con i 1500 posti di lavoro che ha creato in Irlanda ha dato un bel contributo al paese creando ricchezza e valore. Piuttosto se qualcuno ha sbagliato è l’Irlanda che ha leggi in contrapposizione con le regole europee,