BCE e banche italiane, un rapporto complicato
Che la situazione bancaria in Italia non fosse delle più rosee è cosa ormai evidente: allo scandalo delle obbligazioni subordinate, è sopraggiunta la sorveglianza di diverse banche da parte della BCE. Istituti sicuri, ma che vengono comunque monitorati per evitare nuovi crolli stile Banca Etrutria.
Le ricadute di questa situazioni di dubbio non sono positive e, per poter rilanciare l’economia del Belpaese, ecco arrivare la mossa di Mario Draghi: taglio dei tassi e spinta del credito bancario. Tutto questo dopo aver ottenuto il consenso sugli acquisti di debito.
I tassi azzerati nel dettaglio
Entrando nel particolare sono diverse le azioni che Draghi ha attuato:
- Il tasso principale d’interesse è passato dallo 0.05% allo 0%;
- è stato ridotto il tasso sui prestiti marginali allo 0.25%;
- sono stati ridotti i tassi sui depositi arrivando al -0.40%;
- accelerato il Quantitative Easing;
- la BCE potrà acquistare i bond aziendali;
- partiranno quattro aste a lungo termine, le cosiddette TLTRO.
Ma, in concreto, cosa significa? Che le banche non avranno più scusanti per concedere prestiti a famiglie ed imprese.
Le conseguenze negative
Nonostante le buone intenzioni, c’è comunque il risvolto della medaglia. La manovra di Draghi porta numerosi aspetti negativi. Tenere i tassi sotto zero significa avvantaggiare chi sottoscrive un mutuo o un prestito (pagando quindi minori interessi), ma anche danneggiare i risparmiatori. I bei tempi dove i conti deposito avevano un tasso del 3-4% sembrano finiti, si va verso valori prossimi all’1,1-1,4%.
I tassi a zero però non vanno a intaccare solo chi possiede un conto in deposito, ma anche i rendimenti dei titoli di stato di tutta l’Eurozona, con sostanziali conseguenze per le tasche dei grandi e piccoli investitori. Tra queste elenchiamo i fondi pensione e le compagnie assicurative che gestiscono le polizze sulla vita.
Ma, nel concreto, qual è l’effetto prodotto da un taglio del tappo sui depositi? Secondo alcuni, la conseguenza tangibile di tale iniziativa risiede esclusivamente in un temporaneo calo dell’euro. Tale situazione resterebbe invariata fino a quando l’insieme degli stati europei, attuerà un aumento del commercio e del valore della valuta.
Gli squilibri nell’Eurozona
Per inquadrare la situazione a 360°, rivolgiamo lo sguardo alla Svizzera. Qui il tasso sui depositi che le banche private sono tenute a pagare è pari al -0,75%. Date queste condizioni, l’Alternative Bank Schweiz ha deciso di passare all’azione applicando alla clientela un tasso negativo sui depositi.
In aumento gli squilibri tra i paesi europei? È molto probabile. Per fare qualche esempio, le banche tedesche a ottobre 2015 hanno una posizione creditoria pari a 562 miliardi di euro e, alla fine del 2014, tale cifra ammontava a 460. Se consideriamo l’Italia, il debito di 164 miliardi è salito fino a 250 miliardi di euro.
Secondo Andrea Terzi, professore presso l’Università Cattolica di politica monetaria, in questa situazione una banca tedesca preferisce continuare a depositare le proprie riserve in eccesso alla BCE, nonostante questo comporto una tassa pari al -0,4%.
Tutto negativo? Non proprio: l’aumento dei saldi target 2 ci dice che questa soluzione è vantaggiosa nonostante tutto. Perché? L’alternativa vedrebbe la banca tedesca prestare le riserve in eccesso alle banche italiane che necessitano di liquidità , alla quale però verrebbe applicato un tasso ancora più alto.
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