Ti hanno appena proposto un contratto a tempo determinato per la prima volta, oppure ti è stato appena prorogato (e non è il primo rinnovo) o ti hanno promesso che dopo questo contratto a termine scatterà il tanto agognato contratto a tempo indeterminato.
Qualunque sia la situazione in cui ti trovi, hai deciso che vuoi saperne di più: sulle proroghe, sulle ferie previste, sulle dimissioni, il licenziamento e su cosa è cambiato con il Jobs Act. Cerchiamo di spiegarlo in questo articolo.
Contratto a tempo determinato: cos’è e come funziona
Intanto, partiamo con il dare una definizione di questa tipologia di contratto. Con contratto a tempo determinato si intende, come si può intuire, un contratto da lavoro dipendente o subordinato (diverso dunque dal contratto a progetto o dai co.co.co che sono invece parasubordinati e in cui la modalità è di lavoro autonomo) che ha un suo inizio e una fine. Proprio per questo motivo è particolarmente utilizzato dalle aziende perché permette loro, nei picchi di produzione – o almeno così dovrebbe essere – di avere a disposizione risorse per periodi limitati senza appunto doverle “tenere a vita”.
Molte aziende, inoltre, usano il contratto a tempo per conoscere una persona e per capire se appunto fa al caso loro e talvolta c’è chi esagera: assumendo di continuo personale a tempo determinato senza mai in realtà inserire nessuno di questi in pianta stabile.
Da sapere: la legge prevede che il termine del contratto debba sempre essere messo per iscritto e che tale contratto debba essere consegnato al lavoratore entro 5 giorni dall’inizio della collaborazione. Se la scadenza non è presente, tale contratto è privo di effetti.
Con il Jobs Act, inoltre, non è più necessario indicare la causale per cui si assume, cosa che invece avveniva prima.
Durata del contratto a tempo determinato
Il contratto a tempo determinato ha oggi una durata massima di 36 mesi mentre non ha una durata minima, ossia si può essere anche assunti per una settimana sebbene è difficile che, per un periodo così limitato, un’azienda non scelga di assumere con un’altra tipologia di contratto o scelga, per esempio, di utilizzare i Voucher.
I 36 mesi sono il periodo massimo anche se il contratto a tempo determinato è stato rinnovato più volte. In questi 36 mesi sono da considerare anche eventuali trasferte o missioni fatte durante il periodo. Se questo limite viene superato, sia che ti abbiano fatto un unico contratto della durata di 3 anni che una successione di contratti, sappi che in automatico, se il rapporto di lavoro continua, il contratto si trasforma in tempo indeterminato.
La deroga assistita: 12 mesi in più
Attenzione: un ulteriore contratto a tempo determinato tra gli stessi soggetti della durata di 12 mesi può essere stipulato, con una “deroga assistita”, presso la Direzione territoriale del lavoro. Questo termine va ovviamente indicato per iscritto e una copia del contratto deve essere data, ovviamente, dal datore di lavoro al lavoratore entro 5 giorni da quando inizia a lavorare in azienda.
Contratto a tempo determinato: la proroga
Ok, ma quante volte un contratto a tempo determinato può essere prorogato e per quanto tempo? Alla luce delle recenti innovazioni introdotte dal Jobs Act, devi sapere che il tuo datore di lavoro può prorogare il contratto a tempo determinato per un massimo di 5 volte nei 3 anni di cui dicevamo sopra. Ti propone una sesta proroga? In questo caso il contratto si trasforma in tempo indeterminato alla data di decorrenza.
Ma non è finita qui: se il datore di lavoro ti assume con un nuovo contratto a tempo determinato – che non sia, cioè, la proroga dei precedenti – il contratto è legittimo se dall’interruzione del precedente rapporto di lavoro durato 6 mesi sono trascorsi dieci giorni o se dalla chiusura di un contratto a tempo superiore ai 6 mesi sono passati 20 giorni. In caso diverso, il contratto si trasforma in tempo indeterminato.
I limiti non si applicano in caso di rinnovano di attività stagionali e neanche – per proroghe e rinnovi – alle startup innovative anche se per un periodo limitato che è di 4 anni per le startup innovative nuove e di due, tre o quattro a seconda dell’anzianità di queste aziende dalla loro costituzione.
Cosa succede una volta che il contratto continua? Il tuo datore di lavoro deve corrisponderti un aumento di retribuzione per ogni giorno in più. La maggiorazione seguirà queste linee:
- Sarà del 20% fino al decimo giorno successivo alla scadenza;
- Sarà del 40% per ciascun giorno ulteriore.
Importante: dopo questa proroga, il rapporto non può superare i 30 giorni per i contratti con durata fino a 6 mesi, i 50 se il contratto era di durata superiore a 6 mesi. Anche qui, se tali termini non vengono rispettati, scatta il contratto a tempo indeterminato.
Il diritto di precedenza
Sei tra coloro che hanno avuto uno o più contratti a tempo determinato nella stessa azienda? Sappi che se hai lavorato per un periodo superiore ai 6 mesi hai il diritto di precedenza nelle nuove assunzioni a tempo indeterminato, qualora la tua azienda intenda aumentare l’organico, e questo entro un anno e con riferimento alle mansioni che svolgevi nel rapporto a termine. Cioè, hai questo diritto se continui a fare il lavoro di prima o con una mansione simile, diversamente questo diritto decade.
Altra cosa importante perché possa essere esercitato: deve essere indicato nel contratto a termine che va appunto sempre redatto in forma scritta. Il diritto di precedenza può essere esercitato a condizione che il lavoratore manifesti la sua volontà per iscritto.
Tale diritto non è infinito: si estingue infatti una volta che è passato un anno dalla cessazione del rapporto. Hanno inoltre diritto di precedenza rispetto a nuove assunzioni i lavoratori a tempo determinato assunti per lo svolgimento di attività stagionali, seppure limitatamente alle medesime attività stagionali presso lo stesso datore di lavoro.
Quando non è possibile stipularlo
Ci sono dei casi in cui non è possibile stipulare il contratto a tempo determinato, questo sia per tutelare il mercato del lavoro che per evitare comportamenti strumentali e inopportuni da parte delle aziende.
Ecco i casi in cui non è possibile il contratto a termine:
- per sostituire lavoratori che stanno esercitando il diritto di sciopero;
- all’interno di unità produttive dove, nei 6 mesi precedenti, ci sono stati licenziamenti che hanno riguardato lavoratori adibiti nelle stesse mansioni cui si dovrebbe riferire un eventuale contratto a tempo determinato. È invece ammessa la costituzione di un nuovo contratto qualora quello sia concluso e se si provvede a sostituire lavoratori assenti o iscritti nelle liste di mobilità o che non abbia una durata di più di 3 mesi;
- all’interno di unità produttive in cui c’è stata una sospensione del lavoro o una riduzione dell’orario in regime di cassa integrazione guadagni, che interessano lavoratori adibiti alle mansioni cui si riferisce il contratto a tempo determinato
da parte di datori di lavoro che non hanno effettuato la valutazione dei rischi in applicazione della normativa di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Se tali eccezioni non vengono rispettate, il contratto si trasforma automaticamente in tempo indeterminato.
Limiti di assunzione di personale a tempo determinato
Il Jobs Act, se da un lato ha tolto la causale, esteso i termini di proroga del contratto, ha stabilito che si possono assumere persone con contratto a termine solo entro il limite del 20% rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato. Esempio: se gli assunti a tempo indeterminato sono 100 quelli a termine non potranno essere più di 20. Se tale limite non viene rispettato ci sono sanzioni amministrative.
Tale limite può variare in base ai CCNL e alla contrattazione collettiva, non esiste invece per i datori di lavoro che hanno aziende fino a 5 dipendenti.
Contratto a tempo determinato: le dimissioni e il licenziamento
È possibile dimettersi da un contratto a tempo? Certamente sì, anzi sappi che per tale tipologia non è previsto un periodo di preavviso a meno che non sia per una giusta causa e in quel caso la conclusione è immediata.
Se, però, decidi di recedere prima del termine, sappi che il datore di lavoro può chiedere un risarcimento pari al periodo mancante alla conclusione del contratto. Ciò è motivato dal fatto che la chiusura anticipata può ledere gli interessi di un’azienda che magari ha preso del personale in più per gestire carichi di lavoro (anche se, come sappiamo, spesso si fa un contratto a tempo determinato per “testare” il lavoratore e non proporre subito un indeterminato).
In questo caso, ti conviene comunque accordarti per una risoluzione consensuale in modo da portare a termine il lavoro già iniziato e concludere tutto con la massima serenità, pena appunto il dover risarcire il datore di lavoro per il periodo che mancava al termine del contratto. Se invece sei ancora nel periodo di prova, sappi che puoi recedere liberamente dal contratto e senza rischiare di dover risarcire nulla.
Anche il datore di lavoro può licenziare un lavoratore prima della scadenza negli stessi casi di cui sopra. Non è ammesso il licenziamento con preavviso con giustificato motivo oggettivo o soggettivo. Se comunque il recesso anticipato, magari per giusta causa, viene considerato non valido dal giudice, il lavoratore ottiene il risarcimento del danno che consiste in tutte le mensilità non percepite fino alla scadenza del contratto a termine.
Contratto a tempo determinato: retribuzione, ferie e malattia
Se sei assunto con contratto a termine, come dicevamo sopra, sei un dipendente e come tale hai gli stessi diritti di chi ha un indeterminato. Questo vale sia per lo stipendio, che per le ferie, l’infortunio e la maternità.
Per quanto riguarda la malattia, però, il trattamento economico è proporzionato al tempo in cui il dipendente ha lavorato e una volta scaduto terminerà anche l’indennità di malattia.
Nel dettaglio:
- Hai il 100% della retribuzione per i primi 3 giorni di malattia che non spettano al datore di lavoro;
- Il 75% della tua retribuzione dal 4° al 20° giorno di malattia;
- 100% dal 21° giorno dal 21° giorno in poi della retribuzione cui avresti diritto normalmente.
Quanto a orari e visita fiscale, ti rimandiamo al nostro articolo Visita fiscale per dipendenti pubblici e privati: orari, certificato, assenza e sanzioni.
Per le ferie e la maternità valgono gli stessi diritti di un contratto a tempo indeterminato anche se le ferie vengono calcolate in proporzione al periodo di lavoro prestato.
Contratto a tempo determinato: l’indennità di disoccupazione
Se sei assunto per un contratto a tempo determinato e questo si conclude a prescindere dalla tua volontà hai diritto all’indennità di disoccupazione NASPI, purché appunto tu abbia i seguenti requisiti:
- stato di disoccupazione involontario, non spetta dunque nei casi in cui il rapporto di lavoro sia cessato a seguito di dimissioni o risoluzione consensuale;
- requisito contributivo, sono necessarie almeno tredici settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione;
- requisito lavorativo, sono necessarie almeno trenta giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.
Tra l’altro, per finanziare la Naspi i datori di lavoro pagano una aliquota contributiva pari all’1,4% che viene restituita al datore di lavoro se trasforma il contratto a tempo indeterminato. Tutti i dettagli sul nostro approfondimento sulla Naspi.
Francesco
Ho un contratto determinato di 1 anno appena rinnovato per il prossimo.
Ho quindi sospeso la mobilità iniziata nel 2015.
Mi chiedevo se, come successo per il primo anno di contratto,la mia azienda potra godere per il prossimo, di sgravi o incentivi, anche non avendo trasformato il contratto da determinato a indeterminato.
Gaetano Giuffrida
Sono un dipendente agricolo con un contrattò a tempo determinato per circa 25 anni, dal 2013 sono a tempo determinato ma per 5 anni, rinnovabile ogni anno. E percepento la disoccupazione agricola, faccio presente che il massimo di giornate Vanni da un minimo di 51 a un massimo di 179 ogni 12 mesi, faccio presente che e un contratto chiuso rinnovato ogni anno. O lavorato fino a fine novembre o chiesto LS visita al medico competente e mi a dato l’inidoneità per problemi di salute, che ora le spiego
Dunque dal 2009 al 2012 o subito tre interventi di ernie, fra dei quali l’ultimo o dovuto mettermi i distanziatori agli anelli, quind lasciavo il lavoro e andavo ad effettuarei questi interventi li o fatti durante i contratti stipulati
Per cinque anni o lavorato in questo stato di salute facendo manodopera di tutta l’attrezzatura disponibile, quindi mi veniva un lavoro molto faticoso e stancante, pur avendo passato le visite annualmente dal medico competente sempre mi dava esito di limitazioni a movimenti e pesi, anche quando mi anno riconosciuto il collocamento mirato , e una invalidità del 55%, quindi o sofferto per cinque anni , nel mese di luglio o subito una caduta all’indietro , quindi o richiesto la visita dal medico competente e mi a dato esito inidoneo alla mansione, ora che a un paio di mesi ci dovrebbe essere il passaggio a tempo indeterminato, anche quando ancora con il contratto aperto a fai primi di dicembre che mi anno allontanato dall’azienda senza avere nessun tipo di retribuzione e neppure essere collocato in qualche altra cosa fa abbinare, con una figlia di 6 persone dato che sono solo io a lavorare ora per il mio caso cosa potrebbe succedere dato che che e un’ente pubblico, io la ringrazio se mi può dare qualche risposta. Buonasera
Gaetano Giuffrida
Mi scusi e con una famiglia numerosa di 6 persone.
Marco Barrios
Buon giorno,
ho un contratto in un Liceo Linguistico a Milano, pero il mio contratto è stato fatto dal 1 di sett al 15 di giunio, con questa tipologia non avrei diritto ai messi di luglio e agosto, pero avendo un contratto annuale (scolastico) avrei diritto aquesti due messi per legge?… grazie.