Continua l’odissea delle banche venete e si torna a parlare di rischio bail-in. La situazione critica pare sempre di più spingere verso il salvataggio di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza attraverso un piano che veda protagonista il sistema bancario italiano.
Ruolo cruciale dei due maggiori istituti italiani, Intesa Sanpaolo e UniCredit. Non a caso i due consiglieri delegati hanno incontrato Lunedì il premier Paolo Gentiloni e il ministro Pier Carlo Padoan. Un indizio che pare confermare la decisione del sistema bancario italiano di intervenire compatto.
Il possibile piano di salvataggio delle banche venete
Se inizialmente sembrava molto improbabile la volontà da parte degli Istituti “sani” di intervenire con 1,25 miliardi di mezzi privati, come da richiesta dalla Dg Competition di Bruxelles che seguiva la ricapitalizzazione precauzionale imposta da Bce. Ma più passano i giorni più sembra preferibile investire 1,25 miliardi subito evitando il rischio di spenderne 11 dopo, in caso di eventuale bail-in.
Lo schema pare essere quello di un investimento pro quota a carico del sistema bancario. Pare proprio questo il nodo: le banche sono pronte a questo “sforzo”, purché avvenga su basi proporzionali e veda coinvolto tutto il sistema.
Salvataggio banche venete, la soluzione più accettabile
Un’idea pare condivisa, ma che è ancora lontana dal convincere tutti. Le banche medio/piccole hanno più volte ribadito le responsabilità di Unicredit e Intesa sulla mancata garanzia data ai primi due aumenti di capitale e chiedono adesso che la ripartizione dei costi di salvataggio non sia del tutto proporzionale.
Altro dubbio riguarda la necessità , per molti Istituti, che la cifra da investire non debba, come in altri casi, aumentare in seguito e che soprattutto questo salvataggio possa essere decisivo, non costringendo ad ulteriori interventi successivi.
Nonostante tutto cresce la convinzione che questo intervento possa essere il male minore per il sistema bancario italiano, impattando limitatamente sugli Istituti sani ed evitando possibili tracolli successivi dovuti al bail-in delle banche venete.
Ad esempio, l’intervento da 1,25 miliardi per UniCredit e Intesa sarebbe “indolore” sul Cet 1, ovvero pari a 6 e 14 punti base.
L’unica certezza è che le banche venete sono troppo rilevanti a livello di economia reale per sparire. La Cgia di Mestre segnala che con 62,5 miliardi di euro di ‘ricchezza’ complessiva e 41,9 miliardi di prestiti dati ad aziende e famiglie, Popolare di Vicenza e Veneto Banca risultano l’ottavo gruppo bancario italiano.
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