Banco Popolare e BPM: la fusione è confermata
In seguito alle riunioni in parallelo tra Milano e Verona, si ha la certezza di una prossima unione fra i due istituti di credito che daranno vita alla terza più grande banca italiana dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo. La ripartizione prevede il 54% delle azioni agli azionisti del Banco Popolare e il 46% a quelli BPM. Nascerà  una banca S.P.A. nuova, che tuttavia si impegna a conservare alcuni dei tratti caratteristici dello spirito cooperativo, come la presenza dei dipendenti-soci nel consiglio di amministrazione.
I dettagli della riunione
Nella riunione di mercoledì 23 marzo si è specificato che “nello statuto sarà previsto un meccanismo di rappresentanza consiliare dei dipendenti“. Secondo alcune fonti sarà riservato un posto in consiglio alle rappresentanze dei lavoratori, che eleggeranno il loro membro in assemblea. I dipendenti che sono soci da almeno 5 anni, hanno diritto a presentare un candidato in lista, sarà favorito il quorum e per la presentazione serviranno meno azioni, sembra intorno all’1%.
L’approvazione e le condizioni della BCE
Un’altra condizione di favore inserita nelle bozze di statuto presentate alla Vigilanza Unica della BCE, punta a far sì che il potere resti nelle mani dei notabili dell’istituto, e forse sarà proprio lo stesso consiglio uscente, nel 2020, a presentare il nuovo board.
Questa clausola ha dei precedenti nella storia degli istituti di credito italiani (la si è vista ad esempio in Mediobanca e Veneto Banca), anche se non è mai stata effettivamente usata finora. Daniel Nouy si dichiara soddisfatta dell’accoglienza da parte dell’opinione pubblica delle condizioni poste dalla Banca Centrale Europea.
Gli impegni del Banco Popolare e BPM
Le misure generali prevedono impegni per 1,5 miliardi di euro così divisi: un aumento di capitale fino a 1 miliardo (proveniente dai soci del Banco) e mezzo miliardo di altre cessioni di asset e crediti in sofferenza.
Ancora da risolvere alcuni quesiti legati alla governance: inizialmente si pensava di dare autonomia alla BPM, concedendo una seconda licenza bancaria, ma la vigilanza ha stoppato la proposta. Al massimo si potrebbe cercare un punto di incontro orientandosi verso una forma di autonomia limitata.
La fusione è possibile grazie all’entrata in vigore della legge sulle banche popolari, e questa prima fusione potrebbe portare all’aggregazione di altri soggetti. Processo che potrebbe favorire il rilancio del nostro sistema Paese che necessita sempre di più di soggetti intraprendenti.
salvatore argento
Fiducia nella fusione.Verranno tempi gratificanti.Per il momento si soffre.L’aumento di capitale consolida bene la situazione e mette al riparo di cattive sorprese future.Speriamo(noi azionisti) che i dirigenti della fusione non facciano mai il passo più lungo della gamba.La nuova banca la chiamerei:BANCA SPERANZA.