Continua la corsa contro il tempo per il salvataggio delle banche venete in difficoltà e salvaguardare così i correntisti. Intesa San Paolo ha dettato le condizioni per rilevare i due istituti, nell’attesa di capire le volontà del Tesoro.
Intesa San Paolo il suo passo lo ha fatto. Sua la proposta di farsi carico di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, risolvendo così una situazione che diventa sempre più critica e potrebbe avere rilevante ripercussioni su tutto il comparto. Un’offerta, quella dell’istituto torinese, che il Tesoro sta ancora valutando attentamente. Un gioco delle parti utile a trovare una mediazione tra le parti.
La convinzione è che la soluzione si troverà: troppo importante farlo.
Bruxelles e la BCE vigilano
Un accordo che però non vede coinvolti solo le due realtà italiane. L’Europa è infatti molto attenta a capire come procede la situazione e spinge perché l’intervento statale sia quanto più limitato possibile. La Dg Competition vuole valutare attentamente tutti i passaggi per capire se rispettino i trattati europei.
La BCE spinge invece per una soluzione positiva capace di dare, finalmente, un po’ di stabilita. Uno dei nodi riguarda le coperture: le attività in via di cessione non devono avere impatto negativo sul patrimonio dell’acquirente. Così del resto si spiega la stessa attenzione di Intesa sul tema. Mef e Banca d’Italia stanno lavorando duramente per trovare un accordo tra le parti.
Il ruolo chiave della liquidazione e dei commissari
Sulla questione liquidazione sarà decisivo il ruolo dei due commissari nominati da Banca d’Italia. Il loro (arduo) compito sarà la spartizione degli asset “buoni”, che finiranno a Intesa Sanpaolo, e quelli “cattivi”, destinati ai due istituti derubricati a bad bank. Una mission non certo facile, ma tremendamente cruciale.
Ruolo chiave anche quello dei crediti deteriorati: da come verranno “trattati” dipenderà molto delle caratteristiche della bad bank, ma soprattutto l’intervento statale. Una questione non sono finanziaria: la politica sarà altrettanto protagonista. Le stime vanno dalla previsione più ottimista di 3,5 a quella peggiore pari a 6-6,5 miliardi.
Banche venete, si va verso una grande bad company
Secondo il piano stilato da Intesa San Paolo resteranno alle due banche in difficoltà i 9,6 miliardi di sofferenze lorde (dati al 31 dicembre), gli 8,3 miliardi di probabili inadempienze e i 238 milioni di scaduti. Numeri che dicono molto: alla nascente bad bank toccheranno ben 18,8 miliardi di crediti deteriorati lordi, una delle situazioni più rilevanti a riguardo in Italia.
Dubbi poi sui crediti in bonis “ad alto rischio” . Altri 2,5 miliardi di cui Intesa San Paolo ha già ribadito che non intende farsene carico che Intesa non vuole accollarsi. Si va quindi verso una maxi bad company da oltre 20 miliardi di crediti lordi. Un veicolo supportato dalla due banche, dai quasi 800 milioni di bond subordinati emessi e, se servisse, anche dallo Stato.
Alle due bad bank resteranno anche le partecipazioni da alienare (Arca, Bim, Cattolica). Le controllate Banca Apulia e Banca Nuova andranno invece a Intesa, che dovrebbe veder così entrare nel proprio perimetro circa 30 miliardi di rwa (attività ponderate in base al rischio), patrimonializzati per oltre 4, così da non avere conseguenze negative sul 12,8% di Cet1 dell’acquirente.
Lascia un commento