L’economia domestica è uno dei temi più trascurati dalla maggior parte delle persone: in una società votata ai consumi più disparati, l’attenzione è divisa tra spesa forsennata ed investimenti esotici di vario tipo.
Investire in maniera consapevole, poi, per i piccoli risparmiatori sta diventando sempre più difficile: negli ultimi anni assistiamo con cadenza quotidiana a grandi crack finanziari oltre che al crollo delle vecchie certezze garantite da obbligazioni statali o titoli postali.
Come deve comportarsi oggi un buon padre o una buona madre di famiglia? Lo abbiamo chiesto a Davide Marciano, fondatore del portale di finanza personale www.affarimiei.biz.
Sta diventando sempre più difficile orientarsi per i piccoli risparmiatori: Stato, Banche e altre istituzioni hanno perso il fascino di un tempo?
La società è in continua evoluzione, oggi tutto è più complesso rispetto ad una volta. Se vogliamo, anche la nostra quotidianità che governiamo con uno smartphone è decisamente più complicata, almeno all’apparenza, rispetto a ciò che poteva essere il mondo di 30 anni fa.
Certo, per i piccoli risparmiatori a cui mi rivolgo i principi restano gli stessi: vivi con il giusto, non ti indebitare, investi senza correre rischio, diversifica per quanto possibile e, in molti casi, filtra attentamente le informazioni.
Che ruolo gioca l’informazione sulla gestione delle proprie finanze?
In Italia l’informazione televisiva e su internet è in mano a due grandi categorie di “produttori”: da un lato ci sono i media tradizionali che, direttamente o indirettamente, rispecchiano gli orientamenti che provengono dagli attori storici del mondo finanziario come Stato e Banche; dall’altro, invece, si sono affermati consulenti finanziari indipendenti ed investitori professionisti che, generalmente, parlano a persone con un patrimonio di una certa importanza.
Questi ultimi, rispetto ai primi, forniscono sicuramente informazioni più disinteressate e per certi versi corrette ma quello che dicono non sempre è rivolto al target più small: un operaio, un impiegato, una giovane coppia freelance hanno esigenze diverse rispetto a quelle di un imprenditore o un professionista di 50 anni. Io mi rivolgo alle persone comuni, cercando di fornire loro i giusti criteri per organizzare finanziariamente la loro vita.
Parli di organizzazione: perché è così importante?
Quando pensiamo ai soldi o agli investimenti la prima cosa che ci viene in mente è il colpo grosso, il jackpot: recentemente, per esempio, sono tutti affascinati dalle criptovalute, ogni giorno viene fuori una valuta virtuale che è cresciuta del N mila per cento.
La vita di una persona comune non può avere le stesse possibilità di successo di una schedina, va pianificata. Tutto parte dalla corretta gestione delle spese quotidiane: buttare via le carte di credito, non stipulare prestiti al consumo con tassi altissimi e non cedere alle lusinghe del consumismo sfrenato sono le prime regole fondamentali con tassi d’interesse superiori alle due cifre. Poi viene il resto. Prima di pensare agli investimenti, io consiglio sempre di guardare in casa propria.
Come gestire le finanze della propria famiglia nel 2018 Click To TweetQuando arriva il momento giusto?
Le aziende basano la propria operatività sul conto economico: è un documento scalare che parte dai ricavi a cui vengono sottratti i costi. Dopo aver sistemato il conto economico familiare con l’ottimizzazione delle spese e l’eventuale incremento dei guadagni, si può pensare al resto.
Un ruolo fondamentale, in questo percorso, lo gioca anche la capacità di garantire chi produce il reddito: mi capita spesso di parlare con persone che pensano a come possono guadagnare un punto percentuale in più sui propri investimenti ma non hanno mai stipulato una polizza assicurativa che li protegge in caso di premorienza, malattia grave o infortunio. Proteggere sé stessi ha costi relativamente bassi ed è un atto di responsabilità.
Il momento giusto arriva quando si sono ridotti gli sprechi in casa, ci si è assicurati dai rischi e si è raggiunto un livello di risparmio annuale tale da giustificare le spese da sostenere per affidarsi ad un consulente o per formarsi adeguatamente nel caso in cui si volesse agire in prima persona.
Fino a quel momento, tanto vale continuare a vincolare i soldi su un conto deposito: fino a 100 mila euro, infatti, i nostri risparmi sono garantiti da un apposito Fondo di Tutela.
Le riforme pensionistiche degli ultimi anni hanno spostato sempre più in là l’età di uscita, gli assegni previdenziali, poi, saranno inferiori rispetto a quelli delle generazioni precedenti. La previdenza privata può essere una soluzione valida?
Bisogna prima di tutto capire cosa si intende per previdenza privata: banche ed assicurazioni, spesso, cavalcano questa criticità e vendono polizze miste o unit linked “camuffate” da piani individuali pensionistici con costi assurdi e guadagni irrisori.
Chiarito questo aspetto, i piani individuali pensionistici ed i fondi pensione presentano certamente dei vantaggi di natura fiscale: ad oggi, infatti, rappresentano una delle più consistenti deduzioni che si possono ottenere visto che è possibile sottrarre al reddito imponibile fino a 5.164 euro.
C’è, però, un problema di costo-opportunità: affidandosi a forme di previdenza privata si accede ad un sistema caratterizzato, come quello pubblico, da scarsa flessibilità con poche e rare possibilità di ricevere il denaro versato prima della scadenza e poca possibilità di controllare attivamente l’investimento del proprio denaro.
In più, l’erogazione degli assegni privati è soggetta alle stesse regole di quelli pubblici: resta il problema, per quelli che hanno la mia età, di dover lavorare fino a 75 anni, nonostante il “cioccolatino” della fiscalità agevolata. Io mi rivolgerei alla previdenza privata solo come forma residuale di investimento, non come soluzione preferenziale.
Uno dei leitmotiv per ogni famiglia italiana è l’acquisto della casa: in questa fase storica i prezzi sono bassi e le banche sembrano più che motivate a concedere mutui a tassi bassi. Conviene acquistare un immobile come investimento per il futuro?
Dipende da quali aspettative si nutrono per il futuro. La casa, come l’automobile, si consuma, necessita di manutenzione e non produce ricavi (ammesso che non la si acquisti per metterla a reddito, ma qui mi sembra che stiamo parlando di uso residenziale). Non dobbiamo dare una giustificazione di natura finanziaria ad un acquisto dettato dall’emotività: se una casa ci piace la compriamo ma non stiamo facendo un investimento.
Nel lungo periodo vedo sempre più mobilità lavorativa non solo nazionale ma anche internazionale: negli Stati Uniti si cambia impiego circa 11 volte nella vita, spesso ci si sposta anche per migliaia di chilometri da uno Stato all’altro.
Anche qui ci stiamo organizzando in maniera simile e si assiste, ormai, al progressivo abbandono e peggioramento abitativo delle periferie. Acquistare casa in un comune dormitorio, in un paese di provincia o in una località non turistica non mi pare una scelta saggia per il futuro sia della propria famiglia che per quello di chi verrà dopo.
Lascia un commento