Congedo per malattia: la sentenza della Cassazione
Lo scorso 7 ottobre la Suprema Corte si è pronunciata sul congedo per malattia e le uscite del lavoratore durante tale periodo. Il lavoratore è tenuto a restare a casa in fasce orarie ben precise, che consentano l’accesso del medico fiscale per la relativa visita, mentre possono uscire negli intervalli al di fuori di tali fasce orarie. Gli orari di reperibilità cambiano tra settore pubblico e privato, nel dettaglio:
- i lavoratori che operano le pubblico devono essere reperibili dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, domeniche e festivi inclusi;
- chi opera nel privato non potrà uscire di casa dalle 10.00 alle ore 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00, anche in questo caso incluse domeniche e festivi.
E se proprio in quelle ore ci si dovesse muovere da casa per un’urgenza? In questo caso il lavoratore deve dare comunicazione preventiva o essere in grado di dimostrare che si trattava di un’emergenza reale.
Congedo per malattia: cosa si può fare e quando?
Dato per assodato che non è possibile uscire durante le fasce orarie di reperibilità , la Cassazione precisa anche quel che si può e non si può fare nelle ore della giornata non coperte dall’obbligo.
Purché le azioni del lavoratore non pregiudichino la propria guarigione dalla malattia, è consentito fare tutto quanto si desidera o è necessario. Dalla cena fuori con gli amici alla spesa al supermercato. Insomma va bene tutto, ma andare a fare dello sport all’aperto in notturna, durante un congedo per influenza, non sarebbe lecito.
Ma esempi eclatanti a parte, come si stabilisce se un’azione sia o meno dannosa ai fini della guarigione? Su questo punto entra in gioco il datore di lavoro che è tenuto a dimostrare che i comportamenti del lavoratore sono stati messi in atto in mala fede, spetta a lui l’onere della prova dunque.
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