Home Restaurant ovvero aprire un ristorante a casa tua, una tendenza che è nata e si è sviluppata in America per poi approdare in Gran Bretagna e infine anche da noi in Italia. Dal 2006 ad oggi, anno in cui a New York è nato il fenomeno dei guerrilla restaurant son passati ben dieci anni, sono nate startup e veri modelli di business. Non è quindi più possibile parlare di moda, ma una concreta possibilità anche solo per arrotondare a fine mese per chi ha passione per la cucina e l’ospitalità.
Home Home restaurant, cos’è?
rong>Home Restaurant è concretamente la possibilità di aprire casa tua e trasformare la tua passione per la cucina in business, come? Attraverso l’utilizzo del web e di App specifiche che sfruttano il networking e il concetto che sta alla base dei social newtork: tu puoi promuovere le tue iniziative culinarie e quindi il tuo Home Restaurant aprendolo ad amici, ma anche ovviamente a perfetti sconosciuti.
Se per te un’attività di questo tipo può rappresentare un’entrata economica ulteriore e quindi un vero e proprio lavoro, i tuoi ospiti possono scegliere di venire a cena da te per diversi motivi: conoscere gente, socializzare o provare la cucina tipica regionale. Sì perché come puntualmente accade pare siano proprio gli stranieri, già “educati” all’uso di questo nuovo modo di approcciare la ristorazione e da sempre più aperti e meno diffidenti degli italiani a spingere verso le attività. L’Home Restaurant diventa così un modo per conoscere, integrare, scoprire territori e immergersi realmente nelle tradizioni tipiche locali.
Home restaurant: non è tuHome restaurant: non è tutto così semplice come pare
sione per la cucina e una tavolo relativamente ampio per buttarti in questa attività. Cucinare per la tua famiglia non è come ricevere ospiti che, secondo ovviamente le dinamiche standard social e dei feedback, scatteranno e condivideranno foto, ti daranno punteggi e commenti dai quali dipenderà la tua attività.
Aprire un Home Restaurant non vuol dire organizzare cenette divertenti, ma prendersi la responsabilità di persone che ospiti a casa tua, essere attento ai dettagli, al numero di persone che puoi invitare e realmente servire, alle scelte che decidi di fare per proporre un evento unico o per essere chiari su cosa proponi. Ad esempio molti Home Restaurant propongono cene “bring your own” ovvero “portatelo da casa”, cosa? Il vino! Perché? Per evitare inconvenienti. Altri propongono cene etniche o per intolleranti. Insomma: “casa dolce casa”, ma ben attenti a cosa stiamo combinando.
Home restaurant: quali prezzi e di Home restaurant: quali prezzi e di che cifre stiamo parlando?
Fiepet Confesercenti, nel 2014 il mercato degli Home restaurant ha fatturato 7,2 milioni di euro solo in Italia registrando ben 7 mila cuochi attivi (numeri ovviamente indicativi e certamente in crescita). Nel 2014, sono stati registrati online 37 mila eventi “social eating” a cui hanno partecipato ben 300 mila persone con un incasso medio per serata di circa 199 euro. La situazione italiana quindi è costantemente in crescita.
Ci sono tantissime App e nuove startup che spingono sull’Home Restaurant. Tra le più famosi Gnammo, Ceneromane (attiva soprattutto a livello locale) New Gusto e PeopleCooks (per pranzi low cost). Il funzionamento è sempre simile: su Gnammo ad esempio puoi registrarti come ‘cook’ ovvero come cuoco o come ‘grammer’ cioè come cliente. Il cuoco è colui che mette a disposizione casa sua, definisce menù, prezzo, data, numero di persone che può ospitare. Il cliente in pochi click decide e prenota. Tieni presente che su Gnammo e Ceneromane il costo medio è di circa 40 euro per cena e il portale trattiene il 15% dell’incasso, mentre su PeopleCooks siamo attorno ai 6 euro.
Home restaurant e la normativa attuale
Attualmen
Home restaurant e la normativa attuale
’home restaurant è la risoluzione n. 50481 del 10 aprile 2015 pubblicata dal Ministero per lo Sviluppo Economico e che pone fine, sebbene in parte, alla diatriba tra esercenti o titolari di attività pubbliche e ristoratori privati. Andiamo però per gradi e capiamo perché.Seppur il concetto è identico in tutto il mondo, va da se che ogni stato ha le proprie leggi. È proprio a causa di mancanza di norme specifiche in Italia che, fino allo scorso anno, non erano richieste particolari norme igieniche per aprire un Home Restaurant proprio perché il concetto era che il ristoratore “cucina a casa sua”, nella sua abitazione che è privata. Gli unici che potevano garantire un minimo di rispetto delle regole erano i referenti del networking nel quale ci si registrava che richiedevano il rispetto del quadro normativo in materia di sicurezza alimentare, la disciplina igienica sulla produzione e la rivendita di alimenti e, non per ultimo, il rispetto del codice penale su ciò che riguarda la frode alimentare. Tutto però era lasciato alla libera scelta dell’Homer, cioè di colui che apriva la propria casa.
Un “ristorante casalingo” fino all’anno scorso svolgeva quindi la propria attività dentro una casa privata e per questo motivo, non costituiva attività commerciale. Non serviva nessuna autorizzazione del Comune, ne dell’Asl o tutte quelle autorizzazioni che (correttamente e giustamente) un locale pubblico deve richiedere e alle quali deve sottostare.
Da una situazione di totale mancanza di regole (tra l’altro richieste a gran voce dagli stessi Home Restaurant con un primo DDL del 2009 e con il secondo del 2014), siamo passati all’estremo opposto: la Risoluzione n. 50481 del 10 aprile 2015 compara attività pubbliche agli Home Restaurant. Una decisione che ha messo un grande freno a questo mercato: è ovvio che stiamo parlando di due mercati differenti che non possono seguire le stesse norme.
Home restaurant: multe per chi non rispetta le norme e la petizione per modificare la legHome restaurant: multe per chi non rispetta le norme e la petizione per modificare la legge
che non era a norma, l’associazione degli Home Restaurant italiana stava già tentando di portare avanti la propria battaglia per far riconoscere questo mercato come differente dal mercato della ristorazione tradizionale.
L’argomento e il tema, intendiamoci è certamente importante: l’istituto profilattico di Piemonte e Valle d’Aosta, tra i promotori della Risoluzione n°50481, ricorda che il 39% delle intossicazioni alimentari avviene in casa ed è necessario regolamentare questo mercato. Il problema è quindi far ‘parlare’ le parti in causa: da una parte esercizi pubblici, che puntano il dito per frode fiscale, mancanza di igiene, concorrenza sleale contro gli Home Restaurant che invece vogliono essere riconosciuti con norme specifiche.
Il primo disegno di legge su questo mercato è datato 2009. Le “Disposizioni in materia di promozione e di svolgimento dell’attività di home food” prevedeva proprio l’onere da parte dei ristoratori di adeguarsi a norme igienico-sanitarie basilari e di iscriversi ad esempio al registro degli esercenti come i loro colleghi proprietari di ristoranti ‘classici’. Il DDL non è mai arrivato in parlamento.
A questo DDL ne è stato aggiunto uno, quello del 2014 e l’ultimo del 29 luglio 2015 che l’associazione vorrebbe fosse approvato eliminando di fatto l’applicazione della Risoluzione n°50481. Questo disegno prevede l’applicazione di regole, ma tenendo presente la particolarità della proposta che non può essere di certo paragonata a un ristorante standard.
Tra le norme proposte: l’utilizzo della propria struttura abitativa per un massimo di venti coperti al giorno, l’obbligo di seguire norme igienico sanitarie, di lasciare la struttura abitativa come abitazione, eliminazione dell’obbligo di iscrizione al registro esercenti, una comunicazione al comune che effettua sopralluogo, la previsione che il gestore consegua un certificato HACCP e l’inserimento di una discriminante che sottolinea la saltuarietà dell’attività, ovvero il massimo di 10.000 Euro di reddito derivanti da questo tipo di attività.
Proprio in questi giorni sono uscite ulteriori indiscrezioni per le quali ad esempio pare che il numero di coperti che un Home Restaurant potrebbe proporre non dovrebbero essere più di dieci.
Avviare un Home restaurant in Italia oggi: quale regime fiscale?
Considerando quindi che la legislazione è attualmente in divenire, t
Avviare un Home restaurant in Italia oggi: quale regime fiscale?
ome Restaurant in Italia è da considerarsi un’attività lavorativa occasionale che prevede per legge un limite di incassi pari a € 5.000. Se l’attività dovesse avere successo (ma viste le norme in arrivo il lavoro dovrebbe avere un ritmo molto ‘serrato’), pur rimanendo sotto i 30.000 euro annui, potresti attivarti con un Partita Iva con regime dei minimi agevolato. Il reddito derivante dall’attività, da iscrivere nel quadro RL del modello unico, viene calcolato sottraendo dal totale delle ricevute emesse la somma delle spese documentate come le fatture per acquisto carne / pesce / formaggi / salumi / bevande / ecc… impiegate nell’attività di Home Restaurant. L’esercente l’attività di Home Restaurant rilascia quindi al cliente una ricevuta.Il mio consiglio allo stato dei fatti è quindi quello di tenerti allerta: se hai intenzione di lanciarti in questa attività tieni sotto controllo il sito del Ministero per lo Sviluppo Economico, il sito delle principali App citate nel post e la pagina Facebook dell’Associazione Home Restaurant che è sempre molto aggiornata. Quando è il mercato a dettar legge la legge e la normativa non può non arrendersi all’evidenza, ma come sappiamo siamo in Italia e, anche se con calma, ci arriveremo anche noi. Buon appetito!
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