Referendum voucher: via libera al quesito abrogativo
La CGIL ha presentato tre quesiti referendari sul Jobs Act e la Corte Costituzionale ne ha dichiarato inammissibile soltanto uno. Nel dettaglio i quesiti presentati:
- reintroduzione dell’art. 18, norma che consentiva il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa, e allargamento dello stesso alle aziende con più di 5 dipendenti (quesito dichiarato inammissibile);
- abolizione delle limitazioni di responsabilità tra appaltante ed appaltatore in caso di violazioni nei confronti dei lavoratori, si tratta di ripristinare le garanzie per i contributi dei lavoratori delle aziende subappaltatrici (dichiarato ammissibile);
- abolizione dei voucher, i buoni lavoro per le prestazioni accessorie (dichiarato ammissibile).
Il referendum sull’abolizione dei buoni lavoro arriva in un momento in cui il dibattito sulla loro enorme diffusione è molto acceso, tra il 2008 e il 2016 il loro utilizzo ha visto un aumento del 27.000%, tanto che il Governo stava già pensando ad una ulteriore stretta sul loro utilizzo.
Referendum voucher: cosa sono i buoni lavoro
I voucher, o buoni lavoro, sono stati ideati nel 2008 per arginare il fenomeno del lavoro nero legato alle prestazioni di lavoro accessorie (si pensi ad esempio ai servizi di babysitting o di collaborazione domestica).
Uno strumento agile per pagare i collaboratori occasionali e tutelarli con una copertura contributiva e dagli infortuni. Un’idea molto valida sulla carta.
Negli anni, però, come si evince dalla crescita smisurata dell’uso di questo strumento, l’obiettivo dei voucher è stato minato da un uso spesso distorto. Con veri e propri rapporti di lavoro subordinato, regolati indebitamente con i voucher e in parte in nero. Si è quindi ritornati al punto di partenza.
Questo ha portato alla proposta del quesito referendario ma anche alle diverse correzioni dello strumento da parte del Governo, che come vedremo nel prossimo paragrafo, sta pensando ad ulteriori strette per arginare gli abusi.
Referendum voucher: modifiche e polemiche
Come detto sono allo studio dell’Esecutivo diverse modifiche, nel dettaglio:
- tempi di incasso dei rimborsi per i datori di lavoro ridotti da 6 a 3 mesi;
- ritorno al limite di 5 mila euro, innalzato a 7 mila con il Jobs Act;
- esclusione di alcuni settori dall’utilizzo dello strumento.
Nel frattempo nel corso di un’intervista al quotidiano La Repubblica, il presidente dell’INPS, Tito Boeri, ha affermato:
“Non c’è dubbio che c’è stato un abuso dei voucher per le prestazioni temporanee e accessorie e che sono stati utilizzati per finalità molto differenti da quelle che il legislatore si era proposto. Qualche correttivo quindi serve. Ma cancellare i voucher sarebbe davvero sbagliato. Anche perché nel dibattito di questi giorni vedo molta ipocrisia.”
Boeri si riferisce all’uso dei buoni lavoro da parte della Cgil:
“Dai nostri dati si tratta di un episodio tutt’altro che isolato. Nell’ultimo anno la Cgil ha investito 750 mila euro in voucher; non si tratta quindi né solo di Bologna né solo di pensionati. Anche altri sindacati hanno massicciamente usato questi strumenti, ad esempio la Cisl ne ha utilizzati per un valore di 1 milione e mezzo di euro.”
Non si è fatta attendere la risposta dello Spi-Cgil, sindacato dei pensionati:
“I pensionati che vengono retribuiti con i voucher per prestazioni di lavoro occasionale per il sindacato sono circa 600 […] volontari in pensione che operano saltuariamente per un massimo di 3/4 ore al giorno in attività di supporto e di accoglienza nelle 4 mila sedi presenti in tutto il territorio nazionale per un compenso massimo di 150 euro al mese. […] non c’è alcun caso e nessuna esplosione di questo fenomeno, che continua ad essere limitato così come è stato dichiarato fin da subito. Non comprendiamo quindi il senso di questa continua e accesa campagna mediatica, di cui anche il presidente dell’Inps oggi si è reso impropriamente compartecipe e il cui unico scopo è quello di gettare fango sul sindacato.”
E tu, cosa ne pensi?
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