Fuorigioco: undicesima giornata di serie A
Juventus-Napoli era una gara segnata in rosso sul calendario ad agosto e che col tempo ha perso sempre più di valore. L’infortunio di Milik e la resa ufficiale del Napoli (che si è già auto-rimandato alla prossima stagione per bocca del suo allenatore) hanno reso meno intensa una sfida che è finita senza colpi di scena: con la vittoria della Juventus.
Allegri vince ancora col minimo indispensabile e ha capito che può prendersela con calma, perché la Roma fa di tutto per non stare al passo e il Milan, nonostante la (soffertissima) vittoria, non ha la qualità , o forse semplicemente l’età , per durare fino in fondo. Quella che doveva essere una giornata favorevole per le inseguitrici si è trasformata in una nuova operazione di fuga di Buffon & Co. che ora possono pensare con serenità alla Champions League.
È anche la giornata della prima storica vittoria del Crotone, della conferma di una Lazio irresistibile e di un Sassuolo che sta lentamente pagando tutti gli sforzi europei.
Decidono i cambi
Il Napoli ha tenuto testa alla Juventus, è un dato di fatto. Probabilmente ha giocato anche meglio, ma ha perso. I bianconeri l’hanno risolta con appena due tiri e l’estro di un campione, Higuain, che sa come e quando si decidono le partite. Eppure ad indirizzare il match sono state due scelte dei signori in panchina.
La prima direzione l’ha data Massimiliano Allegri, dopo l’infortunio di Chiellini al 39′. Benatia era già pronto, ma l’ex tecnico del Milan ha letto perfettamente la partita e ha capito che il baricentro dei suoi era stato sin troppo basso fino a quel momento. Benatia non è più entrato e in campo ci è andato Cuadrado, che ha cambiato il volto tattico della Juventus e aumentato l’indice di pericolosità dei bianconeri. Risultato: il vantaggio ottenuto dopo dieci minuti e un ritmo completamente differente rispetto a quello del primo tempo.
La seconda scelta decisiva la fa Maurizio Sarri che vede Insigne in difficoltà e lo sostituisce con Giaccherini, decisamente più difensivo del napoletano. La mossa è un’esposizione del proprio sangue alla Juventus, che in maniera cannibalesca avverte il desiderio degli azzurri di accontentarsi del pari, aguzza i denti e morde quanto basta per strappare i tre punti.
Man of the month: Gasperini
La parabola dell’Atalanta ha del clamoroso. Esattamente un mese fa, contro il Crotone, Gasperini si giocava la panchina. Da allora ha deciso di far di testa sua: ha fatto fuori Pinilla, ha fatto fuori Paloschi e ha affidato le chiavi dell’attacco alla terza scelta, Andrea Petagna. Uno che non aveva nemmeno segnato molto in Serie B. Per informazioni chiedere ai tifosi dell’Ascoli.
Lui ha ricambiato la sua fiducia, ha salvato la panchina del Gasp contro i calabresi e ha permesso ai bergamaschi di aprire un ciclo di vittorie straordinario che oggi è traducibile con la sesta posizione. Il completamento della rimonta, per uno strano scherzo del destino, arriva con un rotondo 3-0 ai danni del suo ex Genoa. L’allievo Juric non ha superato il maestro. Gasperini ha ancora tanto da insegnare e l’Atalanta può coccolare qualche sogno in più.
De Boer contro tutti
La confusione che regna nella società Inter non è seconda a nessuno. L’Inter a Genova ha consumato la quarta sconfitta nelle ultime cinque e probabilmente si appresta ad una nuova stagione fallimentare. La squadra pare esser lontana dalle idee del tecnico: Jovetic, Gabigol e Kondogbia restano sempre a casa, Brozovic e Perisic sembrano separati in casa e Eder ha palesemente scansato l’allenatore dopo un cambio mai digerito.
Ma Frank de Boer, che pure ha le sue colpe, è stato completamente isolato dalla sua società . Lo hanno mandato in pasto alla stampa italiana, nonostante lui parli poco la lingua. Ciò nononostante ci prova, indomito. Lo hanno scaricato con il silenzio e con contatti con altri allenatori: Mandorlini, Pioli, Blanc, Simeone, forse Leonardo. Alcuni allenatori, e de Boer fa parte di questa schiera, praticano un tipo di gioco che richiede, senza eccezioni di sorta, un apprendistato senza scorciatoie.
Trascurare questo dettaglio dà la misura dell’approssimazione che ha circondato il processo decisionale dell’Inter nel momento in cui si è scelto Frank de Boer per rimpiazzare Roberto Mancini. Perché è evidente che se l’allenatore è sotto accusa per i risultati, con una squadra che lui non ha potuto scegliere in alcun modo, né sotto il profilo dei giocatori in rosa né sotto quello della preparazione atletica, il suo profilo non poteva e non doveva neanche essere preso in considerazione.
Davide è Golia
Davide Nicola è un allenatore sottovalutato. Dopo esser stato immeritatamente esonerato a Bari, dove era in corsa per la promozione diretta, il Crotone ha creduto in lui; e lui ha accettato un progetto oggettivamente complesso con una squadra piuttosto inadeguata per la Serie A. È ultimo in classifica e non è un caso. Ma piano piano sta riemergendo. Ha quasi sbancato Firenze e ora ha trovato la prima vittoria contro il Chievo.
Il gioco è decisamente migliorato e la coppia Trotta-Falcinelli (oggi in contrasto per scegliere chi dovesse battere il rigore) sta iniziando a funzionare come si deve. I due si cercano, si trovano e presto potrebbero fare la fortuna di Nicola. L’impresa è proibitiva, ma se dovesse riuscire alzerebbe clamorosamente le quotazioni di un allenatore che fino allo scorso anno era stato largamente sbeffeggiato e che adesso sta raccogliendo la sfida dell’anno. Vai a vedere che Davide, con in mano solo una fionda, ha le spalle larghe come Golia. Anzi no, quelle le ha già (il mister ha perso il figlio Alessandro ai tempi di Livorno).
Nessuno come l’Empoli
L’Empoli è un caso fuori dal normale. Ha sette punti in classifica e ha segnato solo due reti in campionato (entrambe in una partita). È il peggiore attacco in Europa, ma colleziona pareggi che fanno dell’Empoli una squadra ancora viva per la salvezza. La difesa capitanata da Skorupski (super contro la sua ex Roma) ha subìto solo 13 reti: appena una in più di Roma, Lazio e Napoli.
Urge un deciso cambio di marcia: la muraglia difensiva potrebbe non durare per sempre e non segnare in dieci partite su undici è un record negativo con margini di “miglioramento” paurosi. Tra le squadre che ballano nelle ultime posizioni è quella che gioca peggio. Martusciello mantiene la fiducia dell’ambiente, ma la sensazione è che il lavoro avviato da Sarri e proseguito da Giampaolo stia per essere completamente devastato con una stagione che si preannuncia infernale.
Dura lex sed l’ex
Avete presente quando evitate di limonare la vostra ragazza perché di fronte è apparsa la vostra ex storica? È la stessa sensazione che ha provato ieri Higuain quando ha soffocato la gioia di un gol importante perché davanti aveva il suo Napoli. L’ha contenuta senza volerla contenere; con un sorrisino beffardo sommerso dai compagni. Non era un sorrisino cattivo, ma semplice e naturale compiacimento verso se stessi e il proprio lavoro ben fatto.
L’ex ci è rimasta male lo stesso, nonostante il rispetto mostrato e la pacca sulla spalla iniziale. Perché l’ex sa che quei gol un tempo li faceva da quella parte e sa che Gonzalo ha preferito una signora più bella, più ricca e più forte. Forse non è nemmeno innamorato, ma a lui sta bene così. I napoletani si consolano con il fatto che il gol dell’ex sia arrivato al minuto 71: senza giri di parole l’omm e merd per la smorfia napoletana.
Lascia un commento