Siamo quasi ai titoli di coda: la Juve vola spedita verso l’ennesimo titolo grazie ad un blitz in casa Samp. Napoli e Roma si tengono a testa a fatica, una rischiando di farsi recuperare nel finale una vittoria già pronta e l’altra rimontando un Sassuolo mai domo e più volte pericoloso. La Lazio e l’Inter rallentano e perdono quasi definitivamente la scia per la Champions. Dovranno anzi guardarsi alle spalle: Atalanta e Milan hanno il fiato sul collo e non ne vogliono sapere di mollare.
Tra i protagonisti di giornata uno straordinario Insigne, un goleador Dzemaili (doppietta al Chievo) e il doppio volto di Hart che prima regala due gol all’Inter e poi salva il pareggio con due-tre prodezze.
Come Sarri ha trasformato Insigne
Non bastano i numeri per motivare la crescita esponenziale di Lorenzo Insigne. Noi ve li diamo comunque, ma sappiate che non bastano per spiegare  quanto il numero 24 di Sarri sia diventato davvero un giocatore di assoluto livello. Alla prima stagione in Serie A ha fatto 5 gol e 10 assist, alla seconda 3 gol e 7 assist, alla terza (giocata per metà per via di un infortunio) 2 gol e 3 assist e lo scorso anno ha bucato la porta 12 volte, servendo per 10 volte il passaggio vincente.
Un bottino, quello della passata stagione, che sembrava ineguagliabile e frutto di puro caso. Invece Insigne ha già replicato, ma con due mesi di anticipo. Lo scugnizzo napoletano ha segnato tanto anche in questo campionato e ha dato piena dimostrazione di essere diventato un calciatore top. Se la qualità non era mai stata messa in discussione, Insigne ha notevolmente alzato il tasso realizzativo da quando Sarri siede in panchina. Si trasforma spesso in un difensore aggiunto e non perde mai la lucidità sotto porta.
Sarri non ha solo avuto il merito di trasformare Mertens in un centravanti goleador; ha avuto anche il merito di prendere in braccio Insigne e farlo volare alto con le ali che non sapeva di avere.
La Giovane Italia
Tempo fa immaginavamo una Nazionale del futuro e per fortuna la nostra immaginazione andava di pari passo con quella di Giampiero Ventura. Il c.t ha diramato sorprendenti e incoraggianti convocazioni, che dimostrano come si voglia cementare sin da subito un gruppo pronto a sostituire quello glorioso di Antonio Conte.
Entriamo nel merito: ha portato con sé Donnarumma e Meret per imparare da Buffon come si diventa Buffon; ha convocato Zappacosta, Spinazzola e D’Ambrosio (su di lui non ci credevate troppo) per dare meritocrazia a chi la fascia fino ad ora l’ha percorsa bene e sempre; ha escluso Marchisio, che non era al meglio, per spiegare che la maglia dell’Italia non la indossi perché hai un nome, ma perché stai giocando bene.
A questo punto non ha potuto rinunciare a Gagliardini e nemmeno a Verdi, Sansone e Politano. Si era fidato anche di Gabbiadini, che dopo il forfait permetterà l’esordio a Petagna. Uno che l’anno scorso vivacchiava in Serie B e che oggi battaglia per una casacca a Coverciano.
Le buone intenzioni ci sono tutte. In bocca al lupo a Giampiero.
Edin x 31
Poche chiacchiere: Edin Dzeko ha fatto ricredere tutti. Sbaglierà ancora qualche gol di troppo e fallirà ancora qualche partita importante. Ma di certo c’è che Dzeko segna e segna tanto. Entrato dopo un’ora di gioco, ci ha messo otto minuti per costruirsi un occasione e trovare il trentunesimo gol stagionale.
Cifre che molti suoi colleghi più quotati si sognano. Quello di ieri sera nasce da un movimento anche piuttosto atipico per il bosniaco: salta un uomo fuori dall’area di rigore, scambia con Strootman, legge la traiettoria del pallone e si inserisce in mezzo a tre all’interno dell’area. Da lì Dzeko è nella comfort zone e liberarsi di un uomo per trafiggere Consigli diventa l’operazione più semplice.
Mihajlovic non sa leggere le partite
Attendevamo Torino-Inter soprattutto per vedere di fronte Belotti e Icardi. È finita in pareggio tra le due squadre e loro si sono annullati: il Gallo ha battagliato senza l’accompagnamento della rete e Icardi non ha avuto una palla giocabile che sia una. Ma le due squadre hanno fatto così tanta attenzione a buttare fuori dalla mischia i due attori principali, che hanno lasciato pericolosi nervi scoperti. Da qui un 2-2 spettacolare che una cosa ce l’ha fatta capire: Sinisa Mihajlovic non ha ancora imparato a leggere le partite.
Sul 2-2, con l’Inter disperatamente alla ricerca di una vittoria che le serviva oggettivamente di più e un Toro piuttosto affaticato, il serbo ha inserito Maxi Lopez al posto di Baselli. Un attaccante per un centrocampista. Il risultato? Quasi lo stesso del derby che ha perso con la Juventus per utilizzare il 4-2-4. Fortuna ha voluto che Perisic non fosse in giornata per inquadrare la porta. Sarebbe stata una sconfitta confezionata con le proprie mani. Ne è rimasto un pari che a Pioli può dire solo una cosa: complimenti per la tentata impresa, ma per la Champions conviene ripassare il prossimo anno.
Tre trequartisti
In un solo week-end, come una perfetta congiunzione astrale, sono rinati tre trequartisti fantastici che per un motivo o per l’altro sembravano essersi smarriti. Il primo è Simone Verdi, che una giustificazione seria ce l’avrebbe: ha avuto un infortunio piuttosto brutto dopo un inizio superlativo e quando è rientrato ha trovato il Bologna in una crisi nera come la pece. Oggi è tornato al gol dopo la fiducia che Ventura gli aveva dato 24 ore prima, iscrivendolo alla lista dei convocati.
Il secondo nome è quello di Mati Fernandez, un altro che tra infortuni e scelte tecniche al Milan ha esordito sabato da titolare. Il gol (su assist geniale di Lapadula) è una gemma che ha ricordato i tempi in cui il Franchi si spellava le mani per lui. La sua carriera sembrava scivolare verso l’oblio: è bastato un gol per riabilitarla e dargli una seconda chance.
E poi Riccardo Saponara. Con l’Empoli si era completamente perso, non incideva più. A Firenze si è trasformato e ha deciso che può tornare a risolvere le partite da solo. La vittoria di Crotone firmata da Kalinic ha alle spalle un suo lancio da vero campione. Nell’era della restaurazione di Ventura, adesso anche Saponara sa che può giocarsela.
80 minuti
La speranza è che nessuno dello staff del Crotone legga questo pezzo o torni a casa a fare due calcoli con la calcolatrice. Scoprirebbe che eliminando gli ultimi dieci minuti di gara, Nicola avrebbe guadagnato nove punti in più in classifica e sarebbe salvo. Magari retrocederebbe ancora, ma sarebbe in piena corsa.
Il Crotone ha perso per strada dei successi esterni clamorosi a Firenze (1-1 al 91′) e a Sassuolo (da 0-1 a 2-1 dall’83’ all’86’), ha visto sfumare sei pareggi al 90′ e adesso ha trovato dei rimpianti a cui aggrapparsi. La squadra è senza dubbio imbarazzante, ma sarebbe bastata un pizzico di attenzione in più e una maggiore capacità nel difendere pareggi apparentemente inutili per sperare di conservare la Serie A. Anche oggi, tanto per cambiare, Kalinic ha punito Cordaz nei minuti di recupero. Anche oggi di tempo per sperare ce n’è sempre meno.
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