Oggi vogliamo parlare di due tra le più grandi aziende che il mondo abbia mai visto sotto il sole e a come si stanno muovendo su un mercato ricco ed immenso (quello della “tecnologia sociale” e dei Big Data). Parleremo di Google e di Facebook, di come si scontrino su terreni sempre più adiacenti e complessi e di come stiano cambiando loro e cambiando noi stessi.
Ma prima partiamo da due numeri, da due punti matematici che siamo in grado di capire tutti e che ci daranno una mano a percepire la portata di quello che andremo a scrivere: il fatturato e l’utile.
Parlando di questi dati non è possibile escludere quelle che a me piace definire “le 5 sorelle”, ovvero le 5 aziende tecnologiche oggi più influenti sul mercato. Si, lo so, abbiamo anche Samsung ed altre mega-aziende in tutto il mondo, ma queste 5 sono quelle che in un modo o nell’altro influenzano anche fortemente tutte le altre, la nostra vita e la nostra routine.
In ordine di fatturato
- Facebook: fatturato 3.7 miliardi di dollari. Utile netto ND
- Amazon: fatturato 48 miliardi di dollari. Utile netto 631 milioni di dollari
- Google: fatturato 50 miliardi di dollari. Utile netto 10 miliardi di dollari
- Microsoft: fatturato 73 miliardi di dollari. Utile netto 17 miliardi di dollari
- Apple: fatturato 156 miliardi di dollari. Utile netto 41 miliardi di dollari
In soldoni vuol dire che queste 5 aziende, da sole, fatturano oltre 330 miliardi di dollari l’anno, ed hanno un utile di poco meno di 70 miliardi. Fatturano una cifra pari al PIL della Danimarca, un sesto del PIL italiano per capirci… e sono 5 aziende.
Perché sono partito da questo? Perché con queste cifre in ballo, con questi numeri e con questo potere economico straordinario, è ovvio ed evidente che gran parte dell’innovazione tecnologica del pianeta, in questo ambito ovviamente, venga portata avanti nei laboratori di queste aziende. Che piaccia o meno.
Tra questi colossi ci vogliamo concentrare su due in particolare oggi, ovvero su Google e Facebook, perché da un certo punto di vista sono quelli che hanno la maggior spinta competitiva tra di loro, almeno in ambito Web.
Abbiamo visto in un precedente articolo come anche Apple e Google se le diano di santa ragione in molti campi, ma con Facebook la guerra diversa, è più forse più mastodontica e anche più “intima”: è la guerra dei dati.
Google Vs Facebook!
iù importante motore di ricerca del mondo: leader assoluto nel search, ovvero nel trovare le cose online, non teme (per ora) rivali in questo ambito, un ambito fruttuoso che grazie ad AdWords ha distribuito molti miliardi di dollari negli ultimi anni.
Dove Big G arranca un pochino è il mondo del social: se infatti Google Plus è sicuramente un ottimo sistema, da un certo punto di vista molto più di un social ma un vero e proprio hub di servizi, dall’altro lato la casalinga di Voghera (spesso l’utente medio che decreta il successo di un progetto) si trova con le sue amiche su Facebook.
Dall’altra parte abbiamo Facebook appunto, il re indiscusso di tutti i social network, il deus ex machina della socialità online, il punto di riferimento per aziende e privati quando si tratta di comunicare digitalmente con altre persone, ad infiniti livelli.
Anche il social blu però ha dei problemini, primo tra tutti il fatto di essere obbligato a monetizzare: si perché se infatti GooglePlus non ha un vero e proprio modello di business (a fare i soldi Google ci pensa con AdWords) Facebook deve rendere conto ai propri azionisti, e la cosa mette non poco in crisi lo zio Zuckerberg.
Quindi la situazione è questa: abbiamo un Google che vorrebbe entrare nel mercato dei social, per poter sfruttare a proprio vantaggio l’enorme mole di dati che ne scaturirebbe, mentre Facebook deve trovare un modo per monetizzare l’enorme mole di dati che ogni giorno genera, senza farsi schiacciare dai dati stessi e senza innervosire con pubblicità invasive gli utenti che frequentano le sue lande digitali.
Quindi come fare? La soluzione più semplice è anche la più complessa da realizzare ovvero, per Google, quella di riuscire ad integrare una vera e propria “ricerca sociale” all’interno delle proprie SERP (i risultati dei motori di ricerca) e per Facebook trovare una oggettiva utilità all’incrocio dei dati degli utenti, come ad esempio fare si che ognuno possa trovare quello che gli interessa all’interno di Facebook, anche grazie ad una banale ricerca sui propri vicini, o sui propri interessi.
Esiste un detto in Rete, un detto che recita circa questo: “se un prodotto online non lo paghi, è perché il prodotto sei tu”. Vediamo il perché.
Lascia un commento