Tasse universitarie in Italia
I numeri, per il momento, sono impressionanti: in alcuni Atenei si è registrato un aumento di quasi il 20% dell’importo totale raccolto lo scorso anno e, in termini assoluti, per alcune università si registra una raccolta di 6-8 milioni in più rispetto al 2014-2015. Cifre che potrebbero, a risultati completi ottenuti, far balzare l’Italia dal terzo al primo posto in Europa per quanto riguarda le tasse universitarie: un primato di cui gli studenti avrebbero fatto a meno.
Tasse universitarie in Europa
1.200 euro è la spesa media per le tasse universitarie dei ragazzi italiani, quasi un terzo in più rispetto alla tassazione massima belga (tra i 600 e gli 890) e ben ventiquattro volte il contributo medio pagato dai giovani tedeschi, che è di soli 50 euro. A rendere ancora più impetuoso il confronto con le altre realtà europee è il fatto che a questa rigida tassazione non corrisponde un sistema di aiuti per gli studenti valido. Infatti solo l’8% degli studenti italiani ottiene borse di studio (contro il 25% dei tedeschi e il 34% dei francesi) e solo 12% riesce ad ottenere l’esonero dalle tasse, contro il 28% degli spagnoli, il 36% dei francesi e il 40% dei ragazzi croati.
Questi dati rendono manifesto un problema che tuttavia non è mai presente nell’elenco degli impegni della politica, nonostante lo sforzo dei coordinamenti studenteschi che negli ultimi giorni hanno avanzato serie proposte di riforma.
Una di queste, che prende il nome di Don’t tax me now, prevede innanzitutto un allargamento della No Tax Area fino a 2.8000 euro di Isee (cosa che permetterebbe l’esonero dalle tasse per il 39% degli studenti, in linea con gli standard europei), oltre all’introduzione di una tassazione progressiva e di una tassazione massima comune a tutti gli atenei.
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