Project Ara: lo smartphone rivoluzionario
Da anni inseguiamo i sogni della tecnologia moderna che ci fanno volare con la fantasia dietro a progetti che – si direbbero – di matrice fantascientifica, e invece dopo i Google Glass, gli occhialini intelligenti di Google, Big G si diverte a stuzzicarci con l’idea di uno smartphone che puoi costruire da solo, che risponde al nome di Project Ara.
Tante versioni e prototipi di questo interessante progetto, che porta in sé potenzialità mai viste né espresse finora e che, però, chissà se e quando riusciremo a vedere concretizzate.
Google ha infatti spesso presentato Project Ara come uno smartphone rivoluzionario in grado di allontanare la naturale obsolescenza cui i dispositivi moderni vanno soggetti, ma più si avvicina il momento del debutto sul mercato, e più il sogno sembra cambiare forma e allontanarsi dall’idea originaria: un passo indietro del re dei motori di ricerca?
Cosa è il Project Ara?
Se non hai mai sentito parlare di questo particolare progetto made in Google, so già che ti stai chiedendo di cosa si tratta e, tra le tante caratteristiche di Project Ara che ne faranno un device moderno e all’avanguardia alla stregua degli standard dei dispositivi di fascia alta, c’è un plus di certo non trascurabile.
Si tratta della sua modularità , vale a dire della capacità di Project Ara di essere smontato per sostituirne componenti interne. L’idea di partenza era a dir poco geniale: provare a combattere lo spreco inutile di risorse e dispositivi tecnologici con uno smartphone modulare in grado di aggiornarsi senza dover essere completamente sostituito.
Fotocamera obsoleta? Inserisci un nuovo modulo, più recente, con una risoluzione maggiore, un sensore più potente e capace di scattare foto più nitide e brillanti.
Processore senza troppe pretese, oppure all’altezza di performance da vero smanettone? Scegli quello che fa per te e aggiorna l’hardware in base alle tue esigenze, senza cambiare ogni anno lo smartphone!
Cosa vuol dire intercambiabilità dello smartphone?
L’intercambiabilità dello smartphone è invero una caratteristica già presente nel campo (basti guardare il nuovo G5 di casa LG che ha dimostrato come sia già possibile cambiare tutta la parte inferiore del nostro cellulare). Google pensava a questa funzionalità già nel lontano 2013, anno in cui si cominciò a parlare per la prima volta di Project Ara  parlando di sei slot per moduli generici che avrebbero riguardato in particolare batteria, fotocamera e slot di archiviazione.
Oggi quello che era solo un sogno, starebbe per diventare realtà . I moduli dovrebbero essere di forma rettangolare da 1 × 2 o quadrati da 2 × 2 e durante la conferenza del 2016, Google ha mostrato i suoi prototipi e il suo funzionamento in tempo reale. Il cellulare possiede già un proprio sito internet con informazioni di ogni tipo, video, interviste agli ingegneri e varie immagini.
Project Ara resta sì uno smartphone modulare, ma con qualche differenza rispetto all’immaginario collettivo.
Il Project Ara di Google e le sue mutazioni
Nel corso degli anni, infatti, Project Ara ha subìto varie trasformazioni, pur mantenendo un concetto di base ben preciso: un endoscheletro che farà da cuore per lo smartphone e accoglierà tutti gli altri moduli sostituibili ma, nell’ultima versione resa nota, sembra proprio che il prototipo abbia alcune parti vitali fisse che non possono essere interscambiate con moduli più aggiornati o comunque diversi.
Questi componenti sono:
- Display;
- Processore;
- GPU;
- Antenne;
- Sensori.
E tanti cari saluti a chi pensava di smontare, modificare e potenziare lo smartphone a proprio piacimento.
Di modificabili restano comunque optional di rilievo, come la fotocamera o la batteria, con la possibilità di aggiungere moduli speaker, un mini display touchscreen aggiuntivo, un microfono, uno stand per selfie oppure altro spazio della memoria interna.
La parte più interessante al momento resta la modifica fatta al meccanismo di collegamento dei vari moduli all’endoscheletro centrale: prima si parlava di agganci magnetici che permettevano ai moduli di inserirsi saldamente negli slot dedicati, oggi invece Project Ara si evolve e passa a un sistema fatto di pin.
Con questo sistema, gli ingegneri di Google sono riusciti a mettere a punto una chicca da non perdere: tramite il semplice controllo vocale, infatti, sarà possibile sganciare il modulo da sostituire. Basterà posizionare lo smartphone con display rivolto verso il basso e dare precise indicazioni per la sostituzione del modulo in questione, e in un attimo si vedrà lo stesso sganciarsi e saltare fuori dall’alloggiamento pronto per essere sostituito.
Prezzo e lancio di Project Ara
Non solo intercambiabilità , Ara infatti avrà una piattaforma hardware completamente libera e aperta, che sta spingendo Google ad ampliare il proprio staff di esperti per implementare questa funzionalità e lanciare un prodotto davvero rivoluzionario e valido. Per questo i tempi per la creazione del Project Ara si sono notevolmente estesi, e tutt’ora il lancio nel 2017 è una data solo orientativa.
Google ha dichiarato di ispirarsi per questo progetto ai famosissimi mattoncini della Lego, le costruzioni per bambini, e di aver reclutato tra gli sviluppatori la nota marca elettronica Toshiba. Questi ultimi sono esperti in materia, avendo già creato i prototipi de primi moduli di fotocamera, attualmente la loro ricerca si sta svolgendo soprattutto sui megapixel per l’obiettivo posteriore e anteriore.
Google, inoltre, avrebbe anche annunciato un nuovo progetto dello stesso team Google’s Advanced Technology and Projects (ATAP), il cosiddetto Project Tango, che si prefiggerebbe l’obiettivo di portare la realtà aumentata e il 3D sui dispositivi mobili di ogni tipo. Questo risultato dovrebbe essere raggiunto insieme ad una altra nota marca di cellulari e PC che sta notevolmente avendo grande successo tra i giovani: la Lenovo.
È ancora mistero sulla cifra cui Google deciderà di vendere il suo dispositivo modulare: l’ipotesi resta comunque al di sotto dei 500 euro, ma se Project Ara avrà un prezzo competitivo Google potrebbe recuperare il terreno perduto dai delusi dei cambiamenti inattesi.
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