Aumento IVA per compensare le minori tasse sul lavoro
Secondo le parole del ministro dell’economia Padoan è possibile che il Governo introduca un aumento dell’IVA in cambio di una riduzione del cuneo fiscale.
Il ministro afferma che ci sono “buone ragioni” per sostenere la validità dell’idea di un aumento dell’IVA, aumento che andrebbe a compensare la riduzione delle tasse sul lavoro. Per Padoan si tratterebbe di una manovra di politica economica che andrebbe a vantaggio delle imprese italiane che esportano all’estero e che sono tra le più competitive della nostra economia.
Il ministro, in un’intervista a Il Messaggero, ha comunque spiegato che potrebbe essere decisa anche una riduzione dell’Irpef. Per avere certezze bisognerà aspettare l’approvazione definitiva del DEF e della manovra correttiva, attese entro la fine della settimana dopo la discussione in aula, e il testo della Legge di Bilancio 2018 elaborato il prossimo autunno.
Aumento dell’IVA: no dalla CGIA di Mestre
L’annuncio di un possibile aumento dell’aliquota IVA ha subito fatto sollevare un coro di no. Tra i contrari anche la CGIA di Mestre che boccia in modo netto la proposta del ministro Padoan, ricordando che un aumento dell’imposta sul valore aggiunto in cambio di una riduzione delle tasse sul lavoro non sarebbe un provvedimento a somma zero.
La riduzione del cuneo fiscale, infatti, migliorerebbe i conti per imprese e lavoratori dipendenti. L’aumento dell’IVA, invece, graverebbe su tutti i consumatori, con un peso ancora maggiore per le fasce di popolazione più deboli come i disoccupati e chi ha redditi bassi.
Nonostante le conseguenze negative che porterebbe, secondo il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, Paolo Zabeo, l’aumento dell’IVA è un’ipotesi concreta:
“è molto probabile che il Governo con la prossima legge di bilancio non sarà in grado di recuperare tutti i 19,5 miliardi necessari per evitare che, dal 2018, l’aliquota IVA del 10 passi al 13 e quella del 22 al 25 per cento.”
In attesa di sapere se l’imposta sul valore aggiunto aumenterà e di quanto, il segretario della CGIA di Mestre Renato Mason fa notare che l’Italia ha già l’aliquota IVA più alta tra i principali Paesi dell’area Euro. Un ulteriore aumento dell’IVA inciderebbe sui consumi, lasciando meno risorse alle famiglie e causando quindi un rallentamento forzato della ripresa.
Aumento IVA: perché è previsto?
L’aumento delle aliquote IVA è una vecchia promessa di qualche anno fa, che vincola il Governo italiano con l’Unione Europea. Una clausola molto discussa e inclusa nella Legge di Stabilità 2015, che prometteva un aumento graduale nel triennio successivo:
- 24% e 12% nel 2016;
- 25% e 13% nel 2017;
- 25,5% nel 2018.
Questi aumenti sono legati di anno in anno al raggiungimento di determinati obiettivi del Governo in termini di riduzione della spesa, la cosiddetta spending review, o di incremento del gettito, in particolare attraverso la lotta all’evasione. Ad esempio nel 2016 l’aumento IVA era legato a doppio filo al meccanismo della voluntary disclosure per il rientro dei capitali portati illegalmente all’estero.
Nel 2016 gli obiettivi sono stati raggiunti e il pericolo di aumento è stato scongiurato, ma fino al 2018 l’aumento continua ad incombere su tasche e consumi degli italiani.
Aumento IVA: il rinvio
Anche nel 2017 però, non vi sarà il tanto temuto aumento. Il provvedimento di sospensione è inserito nella Legge di Bilancio 2017, che ha inoltre abrogato l’aumento delle accise previsto per il 2017. Come negli anni precedenti, si tratterà di uno “scambio” di voci di bilancio: non si aumenta l’IVA ma occorre recuperare gettito o ridurre la spesa pubblica per ottenere il medesimo obiettivo dal punto di vista finanziario, con un fabbisogno che si aggira intorno a 15 miliardi di euro.
Questo rinvio però potrebbe aggravare la situazione nel 2018 e trascinare gli aumenti fino al 2019. A tutto questo si aggiunge l’incertezza del quadro macroeconomico legata ai numerosi eventi elettorali che si stanno susseguendo in questo finale di 2016.
Un rinvio, insomma, che non consente di tirare un sospiro di sollievo soprattutto per quanto riguarda i consumatori finali (coloro cioè che restano colpiti dall’IVA in quanto non possono detrarre alcunché) e gli operatori del commercio al dettaglio.
Lascia un commento