Sciopero commercialisti: la decisione dopo la manifestazione in piazza
Si è tenuta ieri, 14 dicembre 2016, la manifestazione di protesta dei commercialisti. Tremila professionisti si sono dati appuntamento a Roma per rivendicare la parità di trattamento tra gli attori in campo per il processo di revisione e semplificazione nell’amministrazione del nostro Paese. I commercialisti rivendicano un ruolo propositivo e non solo consultivo nella formazione di leggi fondamentali per la loro professione e per i loro clienti, come sono stati il decreto fiscale e la Legge di Bilancio 2017.
La manifestazione è stata organizzata da  sette sigle sindacali dei commercialisti: Adc, Andoc, Aidc – Anc, Unico Unagraco, Ungdcec. Dette sigle hanno inoltre ottenuto il sostegno ufficiale del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e di numerosi Ordini territoriali.
Sciopero commercialisti: cosa comporterà ?
Al termine della manifestazione, dunque, i commercialisti hanno deciso di incrociare le braccia e di tenere i loro studi chiusi per otto giorni: dal 28 febbraio al 7 marzo.
Cosa significherà in termini di adempimenti?
La protesta andrà ad incidere su un adempimento molto importante e che per la prima volta ha scadenza unica al 28 febbraio 2017: la dichiarazione IVA. I commercialisti si addosseranno completamente le responsabilità di questo adempimento compiuto in ritardo, non andando a danneggiare i propri clienti.
I professionisti infatti acquisiranno le dichiarazioni dei clienti, quindi per la legge i contribuenti saranno al sicuro grazie alla delega fornita ai propri consulenti, ma le trasmetteranno con otto giorni di ritardo, rischiando quindi le sanzioni per ritardato invio.
Ma la protesta non riguarderà soltanto la dichiarazione IVA, i commercialisti infatti dal 28 febbraio al 7 marzo non si presenteranno presso le Commissioni Tributarie per i contenziosi in essere, rallentando di fatto i lavori della giustizia tributaria.
Restano fuori dalla protesta le trasmissione della Certificazione Unica, che scade il 7 marzo, soprattutto per non sovraccaricare gli studi con gli adempimenti arretrati.
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